Fra gli ottavi di finale più interessanti di questo Europeo c’è certamente quello che lunedì vedrà opposti la Francia e il Belgio in quello che possiamo considerare una sorta di derby del fumetto franco-belga. A sfidarsi però non saranno i Puffi, Lucky Luke e Tintin da un lato e Asterix e Michel Vaillant dall’altro bensì, più prosaicamente, gli uomini guidati da Didier Deschamps e quelli allenati da Domenico Tedesco.
Entrambe le squadre arrivano a questa fase a eliminazione diretta con più dubbi che certezze. Cominciamo dalla Francia. Il problema principale dei Galletti è l’efficacia realizzativa. Secondo i dati raccolti da L'Équipe, nelle tre partite del loro girone (contro Austria, Olanda e Polonia) i francesi hanno prodotto 5.83 expected goals (xG), riuscendo a realizzare appena due reti: una su rigore e l’altra su autogol.
Al di là di questo però è l’intera impalcatura tattica costruita da Deschamps che sembra non funzionare. L’ex tecnico della Juventus è arrivato a questi Europei con la volontà di schierare Kylian Mbappé da No.9.
L’obiettivo era quello di limitare il lavoro difensivo (mai troppo proficuo) del giocatore del Real Madrid, organizzando la squadra con due linee da quattro in fase di non possesso. IN realtà l’attaccante francese si muove un po' ovunque, creando spazio per i compagni o andando ad associarsi con essi in altre zone del campo.
Ma i problemi realizzativi non derivano dal movimento di Mbappé. La questione invece riguarda la difficoltà che il giocatore ha nel trovare la porta avversaria e lo scarso contributo offerto dai compagni.
Per quanto riguarda il primo punto, il rigore realizzato contro la Polonia ha significato per Mbappé la prima rete realizzata in un Europeo dopo 23 tiri effettuati. Questa situazione potrebbe comunque sbloccarsi da un momento all’altro, viste le qualità dell’ex Psg.
Qualche preoccupazione in più la danno invece i compagni, vale a dire i vari Antoine Griezmann, Ousmane Dembélé, Bradley Barcola e anche Olivier Giroud quado esce dalla panchina.
Al di là dei molti xG creati (che potrebbero teoricamente diminuire, al cresce del livello degli avversari) la sensazione diffusa è che la Francia, così come l’Inghilterra, non sfrutti appieno il suo potenziale. Insomma, Deschamps in qualche modo come Southgate.
La preoccupazione maggiore del tecnico francese è quella dell’equilibrio difensivo, generalmente ricercato in quel 4-4-2 asimmetrico già protagonista (vincente) ai Mondiali del 2018. Contro l’Olanda ad esempio, per ovviare all’assenza di Mbappé, Deschamp ha riproposto Marcus Thuram da centravanti (in precedenza visto da ala sinistra), inserendo Aurélien Tchouaméni in mezzo al campo e utilizzando Adrien Rabiot come laterale mancino in fase di non possesso. Risultato? La Francia ha creato ma non ha segnato.
Contro la Polonia, con Mbappé inizialmente in panchina, Deschamps ha riproposto il tridente con cui aveva approcciato la competizione europea, panchinando Thuram e promuovendo titolare Barcola. Ancora una volta la Francia ha creato ma non ha concretizzato, dovendo aspettare il rigore di Mbappé, entrato in campo nel corso della partita.
Dembélé e Barcola non sono dei realizzatori e Thuram impiegato da esterno può aiutare poco. Se Griezmann o Giroud o qualche centrocampista non comincia a contribuire, la Francia rischia di restare dipendente da Mbappé. E questo potrebbe rappresentare un problema a lungo andare, anche a fronte di una buona solidità difensiva.
E il Belgio?
Problemi simili a quelli dei Francesi li hanno anche i cugini Belgi. Al netto delle reti annullate dal Var, Romeru Lukaku non ha ancora trovato la via della rete.
Kevin De Bruyne si dà da fare sulla trequarti, ma predica nel deserto. La squadra non ha brillantezza in fase offensiva. Leandro Trossard non si sta esprimendo al meglio. L’unica arma degna di tal nome, in questo momento, è rappresentata da Jérémy Doku, inspiegabilmente sostituito da Tedesco durante la sfida con l’Ucraina.
Al lavoro dell’esterno del Manchester City possiamo aggiungere la buona prova fornita da Dodi Lukebakio contro la Romania. Negli ottavi sarà importante per Tedesco poter tornare a disporre dell’attaccante del Siviglia, dopo la giornata saltata per squalifica.
A centrocampo non si può prescindere da Youri Tielemans: senza il calciatore dell'Aston Villa la palla non arriva alla trequarti, come si è visto nella prima parte della gara inaugurale con la Slovacchia.
Con queste premesse, appare inspiegabile il fatto che Tedesco non abbia concesso nemmeno un minuto a Charles De Ketelaere. L’atalantino rappresenterebbe un valido supporto sia per KdB che per Lukaku.
Per battere la Francia Tedesco deve trovare una formula che coinvolga maggiormente i suoi uomini più importanti e che riesca ad essere efficace davanti. Difensivamente invece le cose stanno andando bene. Nelle uscite contro Slovacchia e Romania il Belgio ha mantenuto una buona struttura difensiva, riuscendo anche a portare una buona pressione agli avversari.
La stessa intensità non è stata mantenuta con l’Ucraina. I Belgi hanno sofferto il 5-3-2 iniziale di Sergiy Rebrov. Contro la Francia la formazione di Tedesco dovrà riuscire ad avere il controllo sulla partita anche quando il possesso sarà a favore dei ragazzi di Deschamps.
Un altro italiano a Marsiglia
L’Olympique Marsiglia ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Roberto De Zerbi per l’ingaggio dell’italiano come nuovo allenatore. Un accordo che era nell’aria da tempo e che pone RdZ davanti ad una sfida importante.
L’ex tecnico del Brighton arriva infatti in una piazza caldissima, attese come una sorta di Messia calcistico dopo una stagione alquanto tribolata, che ha visto ben tre tecnici (Marcelino García Toral, Gennaro Gattuso e Jean-Louis Gasset) succedersi a La Commanderie, dove si allena l’OM.
Un appoggio importante De Zerbi lo potrà trovare in Giovanni Rossi, nuovo direttore sportivo del Marsiglia, che ha già lavorato col tecnico bresciano a Sassuolo. Un altro vantaggio verrà da l fatto che l’OM quest’anno non disputerà le coppe europee. Senza l’impegno infrasettimanale di mezzo, RdZ avrà più tempo per trasmettere le proprie idee.
Relativamente a questo passaggio a Sud della Manica, oltre al (si spera) maggior interesse che De Zerbi produrrà in Italia per la Ligue 1, restano altre due considerazioni da fare. La prima riguarda il perché l’ex allenatore di Benevento e Sassuolo sia finito in Francia, dopo che il suo nome era stato accostato (più o meno correttamente) a panchine come quelle del Manchester United e del Bayern Monaco.
L’impressione è che De Zerbi rientri nel novero di quei tecnici importanti da gestire, pronti a criticare la campagna acquisti del club se questa non si muove nella direzione voluta dall’allenatore e portatore di un calcio estremamente ambizioso, non da tutti assimilabile.
Queste considerazioni hanno probabilmente precluso a RdZ l’approdo su panchine più prestigiose. Fermo restando però che Marsiglia è comunque piazza importante (stiamo parlando fra l’altro dell’unico club transalpino ad aver conquistato una Champions).
Per quanto riguarda il modello di gioco, il calcio di De Zerbi è conosciuto. I tifosi del Marsiglia lo hanno potuto anche vedere da vicino durante le due sfide di Europa League che quest’anno hanno visto di fronte l’OM e il Brighton.
Controllo del gioco e del tempo tramite il possesso e modalità di sviluppo in funzione del modo con il qual egli avversari vanno ad attaccare la sua squadra restano i cardini del modello dezerbiano.
Per mettere a disposizione di De Zerbi una rosa adatta al suo credo calcistico, il Marsiglia dovrà per forza di cose procedere a qualche cambiamento. Intanto, Vitinha è stato ceduto definitivamente al Genoa mentre sulla stampa francese si parla anche di possibili partenze da parte di Samuel Gigot e Iliman Ndiaye.
Il club della Provenza vorrebbe cedere anche Jordan Veretout (all’Al-Duhail). Un peccato, se così dovesse essere, perché sarebbe interessante vedere l’ex Fiorentina e Roma sotto la guida della nuova gestione tecnica.
Quel che appare certo è che RdZ, a Marsiglia, dovrà trovare un equilibrio maggiore rispetto a quello messo in mostra durante l’esperienza inglese. Il suo Brighton infatti ha segnato sì 161 reti nelle 89 partite con De Zerbi in panchina, ma ne ha subite ben 139.
Altro giro, altra corsa
Per rimpiazzare l’artefice della promozione in Bundesliga, il trentunenne Fabian Hürzeler (prelevato a peso d’oro dal Brighton), il neopromosso St. Pauli ha scelto Alexander Blessin.
L’allenatore tedesco è reduce da una buona avventura alla guida dei belgi dell’Union Saint-Gilloise, guidati ad un secondo posto in campionato e alla vittoria nella coppa nazionale.
Il nome di Blessin non è sconosciuto: l’ex tecnico delle giovanili del Lipsia ha infatti allenato anche in Italia, al Genoa. Quel campionato si concluse con l’amara retrocessione dei rossoblù, ma le colpe maggiori non possono certo essere attribuite a Blessin, arrivato sulla panchina del Grifione solo a gennaio.
La sfida col St. Pauli non si preannuncia comunque facile, dato che stiamo appunto parlando di una squadra appena tornata nella massima serie tedesca. Da verificare poi che tipo di approccio tattico userà il nuovo allenatore. Blessin è infatti un tecnico di scuola RedBull, abituato ad un sistema di gegenpressing a verticalità, diverso da quello che invece ha utilizzato Hürzeler quest’anno.
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