La settimana europea ha lasciato sul campo due situazioni preoccupanti, che riguardano due big d’Europa. Stiamo parlando del Manchester United e del Barcellona.
Per quanto riguarda gli inglesi, la sconfitta subita a Copenaghen (4-3 dopo essere partiti da un vantaggio di 2-0 grazie ad una doppietta di Rasmus Hojlund), anche se parzialmente giustificabile a causa dell’espulsione di Marcus Rashford, rende ulteriormente l’idea delle difficoltà che sta attraversando la formazione di Erik ten Hag in questa prima parte di stagione.
Per lo United, quella in terra danese è stata la nona sconfitta in 17 gare disputate. La compagine britannica, ancora una volta, è collassata di fronte alle prime avversità. Eppure, dopo essersi fatta rimontare il doppio vantaggio, la squadra di ten Hag era riuscita a riportarsi di nuovo avanti grazie al rigore realizzato da Bruno Fernandes.
Certamente, rispetto ad altre sconfitte questa volta qualche nota positiva rimane, a partire dalla prestazione di Hojlund per finire con una prima parte di gara abbastanza buona. Ancora una volta però tutto è stato vanificato da una serie di errori individuali che hanno compromesso l’esito della partita.
In generale, lo United è comunque ancora in corsa per la qualificazione nel suo girone, ma dovrà andare a vincere a Istanbul contro il Galatasaray.
Detto questo, hanno fatto piuttosto rumore le dichiarazioni rilasciate alla televisione olandese dal tecnico subito dopo la sconfitta (3-0) subita nel derby contro il City. Ten Hag ha di fatto negato la possibilità di riproporre a Manchester lo stesso modello di gioco mostrato ad Amsterdam alla guida dell’Ajax.
In un certo senso, sono le stesse problematiche affrontate da Maurizio Sarri una volta lasciata Napoli. L’allenatore toscano non ha più replicato lo stile di gioco messo in mostra con i partenopei.
La situazione di ten Hag differisce per un punto però: l’olandese è stato chiamato a Old Trafford se non per duplicare il calcio dell’Ajax almeno per risolvere le difficoltà dello United nell’attaccare blocchi bassi. Invece la squadra gioca un calcio a volte troppo diretto. Vero è che questo serve a sfruttare le qualità dei vari Hojlund, Marcus Rashford, Antony e Scott McTominay. Ma serviva ten Hag per produrre il tipo di gioco messo in mostra dalla United finora?
In più, ten Hag ha avuto molto peso nelle campagne acquisti estive condotte dal suo arrivo in Inghilterra. Tuttavia, molti dei sedici acquisti voluti dal tecnico faticano a imporsi.
Venendo invece al Barcellona, la stampa catalana è furiosa con Xavi dopo la sconfitta dei blaugrana ad opera dello Shakhtar Donetsk. Il gol nel primo tempo, realizzato da Danylo Sikan, è stato sufficiente per consentire agli ucraini di portare a casa il risultato.
A preoccupare è la mancanza di produzione offensiva della compagine catalana. Robert Lewandowski non ha prodotto nessun tiro in porta e si trova ora in una striscia di 6 partite consecutive senza aver registrato gol. Non è stato dunque un problema soltanto di mancanza di intensità, come ha dichiarato Xavi, quanto invece di assenza di gioco.
An netto di quanto scritto, le critiche al tecnico catalano paiono ancora eccessive, così come i paragoni con la gestione (tanto criticata) di Ronald Koeman. Soltanto l’anno scorso infatti Xavi riportava il Barcellona alla vittoria nella Liga.
È vero che il gioco non si è sviluppato come molti desideravano, ma questo non è più il Barça di Pep Guardiola, anche se ad allenarlo c’è uno degli ex di quella squadra. Inoltre, i nuovi arrivati (se si esclude Ilkay Gündogan) non si sono ancora inseriti come ci si attendeva.
Sicuramente perdere con lo Shakhtar dopo aver perso anche il clásico non aiuta la causa di Xavi e i problemi ci sono. L’impressione però, come detto, è che si pretenda dall’ex centrocampista del Barcellona di far giocare e produrre la squadra come quando Xavi era in campo solo per il fatto che il tecnico sia stato parte fondamentale di quella formazione da giocatore.
L’àncora del Nizza
Venerdì, nell’anticipo di campionato, il Nizza di Francesco Farioli ha affrontato il Montpellier (0-0) e lo ha fatto senza avere in campo Youssouf Ndayishimiye, espulso nella partita contro il Rennes del turno precedente.
Il burundese si sta rivelando una delle chiavi di questo inizio di stagione dei nizzardi, elemento imprescindibile nello scacchiere tattico predisposto dal giovane tecnico italiano. E questo sia in fase difensiva che in fase offensiva.
Come dichiarato dallo stesso Farioli alla stampa, il venticinquenne di Bujumbura ha stazza (183 cm per 80 kg) e letture di gioco che ne fanno un perno della squadra rivelazione della Ligue 1.
Stiamo parlando di una classica sentinelle, cioè di un centrocampista centrale che gioca davanti alla difesa e che, da lì, protegge i due difensori Dante e Jean-Clair Todibo, aiutandoli anche a dirigere il traffico. Non a caso, dopo il brasiliano (1103) e il francese (955) proprio Ndayishimiye è il giocatore rossonero ad aver effettuato più passaggi (688)
Quando la compagine della Costa Azzurra deve difendere (nelle rare volte in cui non è in controllo del pallone) Ndayishimiye assume le funzioni di un difensore aggiunto. Questo permette a Dante e Todibo di poter essere aggressivi, avendo il burundese come aiuto sulla linea.
Così facendo les Aiglons occupano tutti e cinque i corridoi verticali del campo, prestando particolare attenzione a quelli centrali, mentre le mezzali agiscono da doble pivote ad ulteriore protezione. Di conseguenza, i laterali bassi possono occuparsi delle zone esterne senza che si vengano a creare gap pericolosi nei mezzi spazi.
Così facendo il Nizza arriva a costruire un blocco compatto e stretto, che può difendere anche in zone di campo più basse. Le qualità difensive di Ndayishimiye sono evidenziate anche dalle riaggressioni effettuate a palla persa (19).
Come si vede, stiamo parlando di un giocatore fondamentale nel brillante inizio di stagione registrato dal Nizza.