L’uscita dalla coppa Italia ad opera dell’Atalanta (1-2) rappresenta un altro basso toccato dal Milan in questa stagione. Gli uomini di Stefano Pioli non sono riusciti a capitalizzare il vantaggio realizzato da Rafael Leão al termina di una bella azione che ha visto protagonista anche Theo Hernández.
Alla fine però sono venuti fuori i soliti problemi dei rossoneri, a partire da una fase difensiva rivedibile per continuare con le prestazioni opache di molti giocatori.
Fera questi ultimi è venuto a mancare anche il contributo di Álex Jiménez, in particolare in non possesso, fase nella quale lo spagnolo deve ancora crescere.
Fino alla sfida con i bergamaschi però Jiménez aveva risposto presente nei minuti che Pioli gli aveva concesso.
Sin dal momento in cui ha esordito da titolare (contro il Cagliari in coppa Italia) il classe 2005 ha mostrato buone cose, facendo capire anche di non avere timori reverenziali nel vestire da titolare la maglia di terzino sinistro del Milan. Con le indisponibilità al centro della difesa che hanno costretto il club rossonero a farsi rimandare indietro Matteo Gabbia e Pioli a inventarsi Hernández in mezzo, sulla fascia che un tempo fu di proprietà del Paolo Maldini calciatore il Milan ha puntato proprio su Alejandro Jiménez Sánchez (questo il nome completo dell’iberico).
D’altronde è difficile che possa difettare in personalità un ragazzo cresciuto nel settore giovanile del Real Madrid, al quale si è unito nella stagione 2012-2013 dopo aver iniziato nella piccola Unión Deportiva Talavera.
Nella cantera del Real Madrid il giovane Jiménez arrivò come attaccante, prima di essere spostato in zone più arretrate di campo. A quel punto lo spagnolo si ritrovò terzino…ma sempre d’attacco e sulla destra. Non a caso si ispirava a Trent Alexander-Arnold, esterno basso (?) del Liverpool.
Del talento di Jiménez si accorge subito anche Julen Guerrero, che lo convoca prima nella U15 e poi nella U17. Il nome del ragazzo comincia a circolare anche fuori dei confini spagnoli, attirando le attenzioni di Bayern Monaco e Chelsea.
Così al Real pensano bene di blindarlo facendogli firmare il suo primo contratto da professionista, che lega Jiménez alle merengues fino al 2027.
Le possibilità di imporsi con la prima squadra di Carlo Ancelotti non erano però granché e questo ha spinto Jiménez e il suo entourage a chiedere la cessione. Così, ad approfittarne è stato il Milan che la scorsa estate lo ha ingaggiato in prestito con diritto di riscatto.
Il prezzo è fissato a €5 milioni ma il Real Madrid ha una clausola di ricompra che potrebbe esercitare. Ovviamente il Milan spera che questo non avvenga, nella convinzione di avere sotto mano un potenziale talento. È davvero così?
Presto per dirlo. Finora, nelle tre partite in cui è stato impegnato (coppa contro Cagliari e Atalanta e in campionato contro l’Empoli per cinquantacinque minuti al posto dell’infortunato Alessandro Florenzi) abbiamo visto pregi e difetti del diciottenne rossonero.
Cominciamo dagli ultimi, che riguardano prettamente la fase difensiva. Lo si è visto anche in occasione dell’ingenuo intervento su Aleksej Mirančuk che è costato il rigore al Milan nella sfida alla squadra di Gian Piero Gasperini. In questa circostanza il numero 74 rossonero ha preferito azzardare l’intervento all’interno dell’area di rigore in una situazione nella quale doveva invece limitarsi ad accompagnare il fantasista ucraino sul fondo, posizionandosi col corpo in modo da prevenirne un eventuale cut-back.
In fase di uno contro uno difensivo c’è quindi da migliorare, lo si era visto anche contro l’Empoli quando i toscani spesso lo avevano saltato.
A questo si aggiunga la necessità di emettere su qualche kg di muscolo per un ragazzo che gioca in difesa e che è segnalato attualmente ad appena 65 kg di peso.
Per quanto riguarda invece i pregi, prima di tutto Jiménez (come detto) può giocare su entrambe le fasce. Poi il madrileno ha mostrato capacità nel passare la palla e nel leggere dove direzionare il gioco.
Lo spagnolo è inoltre dotato di buona velocità e tecnica per superare il diretto avversario. Insomma, si vede il suo retaggio da giocatore offensivo.
Le qualità dunque ci sono. La speranza è che i recuperi dei difensori attualmente out non pregiudichino la possibilità di vedere lo spagnolo ancora all’opera nel prosieguo di questa stagione. Avere minuti a disposizione sarebbe ovviamente ottimale per favorire la crescita di Jiménez ed eventualmente convincere in modo definitivo il Milan a pagare la clausola per acquistarlo a titolo definitivo.
Tanto tuonò che piovve
Le avvisaglie degli scorsi mesi non lasciavano spazio ai dubbi: il rapporto fra Nemanja Matić ed il Rennes è arrivato ai titoli di coda.
L’esperienza del centrocampista serbo in Bretagna è durata così appena cinque mesi. Matić aveva rotto la scorsa estate con José Mourinho e con la Roma per accettare l’offerta dello Stade Rennais, convinto da un progetto che doveva idealmente vedere i rossoneri lottare per un posto in Champions. A questo si aggiungeva un contratto importante in scadenza nel 2025. Le cose non sono andate esattamente nella direzione voluta dal club e dal giocatore. Il Rennes infatti ha attraversato una profonda crisi tecnica che ha avuto come conseguenza l’esonero dell’allenatore Bruno Génésio, sostituito dal cavallo di ritorno Julien Stéphan.
Nonostante questo cambiamento tecnico, la situazione di classifica resta lontana rispetto alle aspettative di inizio stagione. E così Matić ha scelto (nuovamente) la strada della rottura, pare anche per problemi familiari causati dalla mancanza di una scuola internazionale per i figli, cosa che gli sarebbe stata promessa in un primo momento. La domanda quindi è: qualcuno gli ha raccontato che la scuola esisteva quando non era vero? E il giocatore non poteva fare una ricerca?
Detto questo e detto anche di un interessamento del Lione, il serbo resta un centrocampista di primo piano, che farebbe comodo a diverse squadre, soprattutto italiane. Resta però un carattere che si è rivelato essere negli ultimi tempi particolarmente difficile. Qualcuno correrà lo stesso il rischio pur di accaparrarsi le sue prestazioni?
I dolori del giovane Werner
Il Tottenham si è assicurato il prestito di Timo Werner. L’attaccante proviene dal Lipsia, squadra nella quale era esploso in passato diventando oggetto del desiderio dei top club europei. Alla fine fu il Chelsea, nel 2022, a riuscire a comprare il cartellino del tedesco per la cifra di €50 milioni.
Con la maglia dei Blues Werner ha realizzato 23 gol in 89 presenze, senza però imporsi come ci si attendeva a Stamford Bridge. Così, nel 2022, il Lipsia lo ha riportato a casa per la cifra di €30 milioni. In pratica il club della RedBull ha prestato il giocatore per due anni conseguendo un plus di €20 milioni…
A ventisette anni Werner torna dunque in Premier e ha una grossa occasione per provare a diventare quel giocatore che molti pensavano potesse diventare, in base a quanto visto nella sua prima esperienza a Lipsia.
Ci riuscirà? La stampa britannica si è già scatenata nel fare previsioni. Difficile in realtà stabilire a priori con un margine ridotto di rischio se l’operazione avrà successo. Il giudizio spetta sempre la campo. Non sono però d’accordo con quanti sostengono che il ragazzo non avrà tanta pressione addosso. A Londra infatti Werner dovrà sostituire Son Heung-min, in partenza per la coppa d’Asia. Dal punto di vista tecnico, Werner ha la velocità per sostituire gli attacchi in campo aperto del coreano. Resta da vedere se sarà in grado di replicarne la vena realizzativa (Son è il capocannoniere degli Spurs con 12 reti realizzate in 20 partite disputate).
Werner lo puoi utilizzare anche da centravanti, ma non puoi chiedergli di essere un realizzatore. Non stiamo parlando nemmeno di un dribblatore (solo in due stagioni sulle ultime sètte il giocatore è andato oltre la media del 50% di dribbling riusciti) quanto piuttosto di un attaccante verticale forte in contropiede.
In questo senso, Werner potrebbe inserirsi nel modello di gioco proposto da Ange Postecoglou. Il tecnico australiano infatti ha plasmato una squadra che controlla sì il pallone ma che cerca di guadagnare campo in verticale appena possibile.
Detto questo, essendo in prestito il Tottenham rischia poco in caso di esperimento fallito. Per le speranze degli Spurs però sarà bene che Werner riesca di impattare bene fin da subito. Con Son in Asia infatti Postecoglou si trova a poter disporre soltanto di un Richarlison che va come sempre a corrente alternata, di un Brennan Johnson che è solo una riserva e di un Dejan Kulusevski utilizzato più indietro mentre Ivan Perisic è ancora fermo ai box.
Dal lato di Werner invece c’è la speranza di farsi resuscitare la carriera da Postecoglou, nella speranza di guadagnarsi un posto con la nazionale tedesca per gli Europei della prossima estate. Timo vanta 60 presenze con la maglia della Germania ma è finito da un po’ fuori dal giro. Se riuscisse a far bene a Londra potrebbe convincere Julian Nagelsmann a richiamarlo.
D’altra parte, come è stato fatto giustamente notare, l’attuale commissario tecnico della Germania è lo stesso allenatore sotto il quale Werner, a Lipsia, ha registrato la sua miglior stagione, quella 2019-20 con 28 gol segnati in campionato e quattro in Champions League.
Altro talento in rampa di lancio
Quando la scorsa estate uscì la notizia del suo passaggio dall’Inter al Monza, soltanto alcuni aficionados del calcio sudamericano o esperti di Primavera erano stati colpiti dall’ingaggio di Valentin Carboni da parte dei Brianzoli.
Il classe 2005, aggregato in passato alla prima squadra di Simone Inzaghi, arrivava in un contesto familiare: il padre di Valentin infatti (Ezequiel Carboni) allena l’U18 del club della famiglia Berlusconi mentre il fratello Franco ha giocato nella Primavera.
Dopo aver collezionato cinque presenze in Serie A in maglia nerazzurra, Carboni Jr. si è dunque spostato in provincia sperando di poter maturare tranquillamente, accumulando un minutaggio importante. In realtà l’esplosione di Colpani e l’ingaggio di Papu Gómez sembravano precludere spazi in prima squadra per il ragazzo di Buenos Aires.
La successiva squalifica di Gómez ha però cambiato le carte in tavola e così Carboni è entrato in modo più deciso nelle rotazioni di Raffaele Palladino. I risultati si sono visti. Il diciottenne argentino ha infatti deliziato il pubblico del Brianteo (e non solo) con le sue giocate sopraffini, con i suoi dribbling e passaggi e anche andando alla conclusione in prima persona.
Tutto merito del suo mancino, in grado di pennellare opere d’arte e di mettere la palla dove Valentin vuole. Il fatto che l’Inter lo abbia ceduto ai brianzoli in prestito secco rende bene l’idea della considerazione che l’amministratore delegato Beppe Marotta ed il club nerazzurro hanno per l’argentino.
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