Il Manchester City si laurea campione del Mondo sconfiggendo in finale il Fluminense con un rotondo 4-0.
Diciamoci la verità: il Mondiale per club non ha nemmeno lontanamente il fascino che aveva a suo tempo la vecchia coppa Intercontinentale, quella che vedeva confrontarsi la vincitrice della coppa Campioni e della coppa Libertadores. E questo nonostante il fatto che poi, alla fine, siano praticamente sempre la squadra campione d’Europa e quella campione del Sudamerica a trovarsi nell’atto conclusivo del torneo.
Probabilmente questa mancanza di appeal dipende da un calendario congestionato o dal fatto che, da quando esiste questa formula, a vincere siano state quasi esclusivamente le formazioni del Vecchio Continente.
In questo senso l’edizione 2023 non ha fatto eccezione. A movimentare l’attesa della finalissima è stato il dibattito riguardo i due modelli di gioco che si sarebbero contrapposti nell’atto conclusivo: quello posizionale di Pep Guardiola e quello relazionale di Fernando Diniz. Al di là di come si sia sviluppata la partita, l’ampio risultato finale lascia sul tavolo alcune considerazioni.
La più importante è quella che riguarda la differenza atletica che esiste fra il calcio sudamericano e quello europeo. Di fronte ad un pressing organizzato e portato con continuità come quello proposto dal City, il Flu è infatti andato in difficoltà. Lo stesso dicasi quando è toccato al Fluzão cercare di recuperare palla.
In questa circostanza infatti la compagine brasiliana ha fatto molta fatica a difendere, risultando troppo passiva una volta che la costruzione rivale riusciva a superare la prima pressione degli uomini di Diniz. Così facendo, la squadra di Guardiola non ha avuto troppi problemi nel trovare superiorità posizionale fra le linee avversarie.
Il gap fra i due undici è risultato così evidente. Sarebbe interessante rivedere in futuro uno scontro fra due stili così marcatamente diversi ma con due formazioni più vicine a livello di qualità delle rose.
I prossimi avversari del Milan
Squadra partita con ambizioni da Champions League, il Rennes si è invece ritrovato ben presto lontano dalle primissime posizioni della Ligue 1 di quest’anno. Così, non sorprendentemente, la dirigenza del club della Bretagna ha deciso di sollevare dall’incarico Bruno Genesio. Al posto dell’ex tecnico del Lione lo Stade Rennais ha deciso di affidarsi ad una vecchia conoscenza dalle parti del Roazhon Park, vale a dire quel Julién Stephane già a guida della prima squadra fra il 2018 e il 2021.
Per garantire solidità ad una squadra che ha l’obbligo di dover sfruttare il talento del duo formato da Ludovic Blas ed Enzo Le Fée, Stephane ha adottato la difesa a tre. Il cambiamento non ha prodotto finora l’inversione di marcia sperata. La squadra continua a far fatica in entrambe le fasi di gioco e non riesce ad esprimersi per quanto ci si attendeva in estate, dopo un mercato che aveva sì visto partire i vari Jeremy Doku, Serhou Guirassy e Lesley Ugochukwu ma che, ol tre ai già citati Blas e Le Fée, ha portato a Rennes anche elementi come Bertuğ Yıldırım e Nemanja Matić. Il serbo fra l’altro pare stia vivendo qualche problema a livello di ambientamento.
Insomma, la rosa è ancora competitiva. Da qui a febbraio Stephane dovrà cercare di dare una identità più precisa alla squadra. Per lui, dopo l’esonero dello scorso gennaio a Strasburgo, si tratta di una occasione importante per tornare in auge. Soltanto nel 2021-2022 Stéphan era risultato il miglior allenatore della Ligue 1 per L'Équipe.
Altre notizie dalla Ligue 1
Restiamo in Francia dove mercoledì si è giocato il turno infrasettimanale, ultima tornata di partite per un campionato che ora andrà in letargo fino al prossimo 12 gennaio. Fra le tante storie interessanti che propone la Ligue 1, ce ne sono due particolarmente degne di attenzione in questo momento. La prima riguarda il Lione. Da quando John Textor ha affidato la squadra a Pierre Sage le cose sono migliorate in riva al Rodano. Contro il Nantes il neo tecnico dell’OL ha infatti centrato la terza vittoria consecutiva alla guida della squadra, portando momentaneamente il club fuori dalla zona retrocessione.
Niente male per un allenatore chiamato in causa per fare da traghettatore fra l’esonerato Fabio Grosso ed un eventuale nuovo allenatore da dover individuare. Come ha fatto Sage a ridare vita ad una squadra moribonda al momento del suo arrivo? Dal punto di vista tattico è stata funzionale la scelta della difesa a tre, vista durante la fida persa contro il Marsiglia e poi confermata con successo nelle uscite successive.
A questo si aggiunga il lavoro svolto da Sage (col supporto dei due analisti Rémy Vercoutre e Anthony Michel) sulle situazioni di palla inattiva, che hanno portato diverse reti. Giocatori come Alexandre Lacazette e Maxence Caqueret hanno alzato il loro livello prestativo, con il centrocampista che finalmente sta formando insieme a Corentin Tolisso quella cerienra di livello in mediana che ci si attendeva di vedere fin dall’inizio dell’annata.
Con questi risultati è probabile che Sage riesca a rimuovere ad interim dal suo biglietto da visita diventando allenatore del Lione per tutto il resto della stagione.
L’altra storia da segnalare è quella che riguarda Téji Savanier. Il Montpelleir, la squadra dove gioca il trentunenne centrocampista, non è compagine che rubi l’occhio allo spettatore. La proposta di gioco del tecnico Michel Der Zakarian infatti non è certo innovativa. L’allenatore di origine armena è stato però bravo a riposizionare il suo centrocampista in una posizione più arretrata, con funzioni di sentinelle. Così facendo, Savanier è più coinvolgo nella manovra offensiva del Montpellier. Enfant du pays (essendo nato proprio nella città dell’Occitania) Savanier avrebbe meritato una carriera di maggior prestigio. Stiamo infatti parlando di un giocatore che, in base ai dati Soccerment, è ad oggi fra i migliori della Ligue 1 numero di assist prodotti (4), occasioni create (53), expected threat su passaggio (1.80).
Un nuovo sceriffo a Nottingham
Alla fine della fiera, è accaduto quanto si attendeva da tempo. Il proprietario del Nottingham Forest, il magnate greco Evangelos Marinakis, ha esonerato Steve Cooper. Decisione inevitabile verso il tecnico che ha riportato il club in Premier nel 2002 dopo un’assenza di ventitré anni.
Cooper ha pagato la recente striscia di cinque sconfitte e un pari nelle ultime 6 partite e un rapporto deterioratosi con Marinakis. Quest’ultimo, come sostituto del suo ormai ex manager ha scelto Nuno Espírito Santo (allenatore portoghese sponsorizzato da Jorge Mendes), la cui ultima esperienza in Inghilterra (al Tottenham) si è chiusa nello spazio di 17 partite. Prima degli Spurs Nuno aveva guidato con successo il Wolverhampton (promozione in Premier seguita da tre salvezze) mentre recentemente è stato esonerato dagli arabi dell’Al-Ittihad (club condotto l’anno scorso alla vittoria del campionato).
Nuno sembra aver vinto la corsa per allenare il Nottingham al fotofinish, superando all’ultimo la candidatura di Oliver Glasner. Non è ovviamente prevedibile come andrà a finire la stagione della sua squadra, ma è un peccato che Marinakis non abbia optato per l’austriaco. Sarebbe stato interessante vedere all’opera l’ex allenatore dell’Eintracht Francoforte (inspiegabilmente ancora a spasso) nel campionato più competitivo del mondo.
Ancora più intrigante sarebbe poi stata la scelta di un altro ex Wolves, quel Julen Lopetegui che ha lasciato i Wanderers poco prima dell’inizio dell’attuale stagione. I rumors parlando di un approccio fra Mariankis e l’entourage dell’ex Real Madrid. Ma il cinquantasettenne basco avrebbe rifiutato la proposta, non convinto del progetto.
L’arrivo di Lopetegui avrebbe rinforzato ulteriormente il contingente di tecnici dei Paesi Baschi presenti in Premier. Contingente che può già contare su Mikel Arteta, Unai Emery e Andoni Iraola.
Fra l’altro stanno facendo tutti bene. È un buon momento per la scuola basca (ne fanno parte anche Imanol Alguacil e Xabi Alonso). Vedremo se Lopetegui rientrerà in pista da qualche parte prima della fine della stagione o se invece aspetterà la prossima estate per partite con una nuova avventura.
Vado in Messico
A proposito di nuovo allenatori, torna in pista Fernando Gago. L’ex centrocampista di Real Madrid e Roma approda nel campionato messicano, dove guiderà i Chivas di Guadalajara.
Per il trentasettenne argentino si tratta di una buona opportunità dopo i risultati altalenanti ottenuti nelle precedenti esperienze con Aldosivi e Racing Club de Avellaneda. Non sarà comunque facile per Gago: il Chivas è una delle squadre più titolate del Messico e ci sarà grande pressione per riportare a Guadalajara un titolo che il club non vince dal Clausura 2017.