Guidato da Neymar e in attesa di Carlo Ancelotti, ha esordito il nuovo Brasile affidato per ora alle cure di Fernando Diniz. L’avversario non era irresistibile (Bolivia) e i verdeoro non hanno incontrato particolari difficoltà nel superare (5-1) il primo ostacolo verso i Mondiali del 2026.
Detto questo, quello che maggiormente interessava era valutare l’approccio del nuovo tecnico della Seleção, quel gioco funzionale del quale si è discusso molto negli ultimi mesi e anche alla vigilia di questa partita.
Le aspettative non sono andate deluse. Il Brasile ha infatti messo in evidenza tutta una serie di giocate tipiche di questo approccio.
Approssimazione, accumulo di giocatori intorno alla palla, creazione di legami associativi fra i calciatori indipendentemente dalla posizione originaria di partenza…un modo di gestire la gara più legato alla tradizione sudamericana e meno al modello posizionale di marca europea.
Non è la prima volta che il Brasile prova a emulare un modello del Vecchio Continente per poi tornare alle sue radici storiche. Era già successo nel 1978 con la nazionale di Claudio Coutinho. I Mondiali argentini di quell’anno non andarono come sperato e così si tornò al futebol bailado con Telê Santana. Ora, con Diniz e Ancelotti, si sta di nuovo cercando di ridare al Brasile la sua essenza calcistica.
Il ruggito del Leone
Abodu Harroui, Riccardo Marchizza, Simone Romagnoli, Marvin Cuni, Marco Brescianini, Giorgi Kvernadze, Mehdi Bourabia, Arijon Ibrahimovic, Reinier, Caleb Okoli, Matías Soulé, Pol Lirola, Kaio Jorge, Enzo Barrenechea…non c’è dubbio: il mercato più stile football manager di quest’anno è stato quello del Frosinone.
Il direttore sportivo Guido Angelozzi ha dunque rivoluzionato la squadra che l’anno passato, allenata da Fabio Grosso, aveva conquistato la Serie A.
Andato via il tecnico della promozione, Angelozzi ha scelto come sostituto Eusebio Di Francesco (col quale aveva già lavorato a Sassuolo), negli ultimi anni uscito dal grande giro a causa di qualche esonero di troppo.
La rosa messa a disposizione di Di Francesco è profonda, con giocatori dalle diverse caratteristiche tecniche che, sulla carta, possono permettere al nuovo allenatore di variare la strategia in funzione dell’avversario.
La porta è stata affidata a Stefano Turati, giovane promessa del Sassuolo che nel Lazio avrà la possibilità di giocare in Serie A.
In difesa si è effettuato un cambiamento drastico rispetto alla scorsa stagione. Rimasto Anthony Oyono, ritornato Ilario Monterisi, gli arrivi dei vari Marchizza, Romagnoli, Lirola e Okoli consentiranno a Di Francesco di poter tirare fuori diverse soluzioni a livello di formazione titolare. Alcuni elementi, quali Monterisi e il già menzionato Marchizza, sono in grado di assolvere più funzioni, potendo giocare sia da centrali che da terzini.
In mediana il giovane Barrenechea ha già esordito positivamente e sembra in grado di mantenere la titolarità davanti alla difesa. Renier, Mazzitelli, Gelli, Harroui e Bourabia dovrebbero al momento giocarsi i posti da mezzali al fianco del play argentino.
Ancor più imbarazzo nella scelta DiFra lo trova davanti. Cheddira, Kaio Jorge e Cuni sono le tre opzioni per la posizione di punta centrale, con i vari Giuseppe Caso, Jaime Báez Soulé e Kvernadze possibili soluzioni sugli esterni.
Dal punto di vista tattico, il credo del tecnico abruzzese è rimasto lo stesso: 4-3-3 fatto di tagli e verticalizzazioni. Qualcosa di nuovo però DiFra lo ha aggiunto durante questo periodo di sosta forzata (era fermo dal settembre 2021, ultima panchina col Verona), a partire da una costruzione dal basso più ragionata, che serve ai Leoni per attirare la prima pressione avversaria e creare così le premesse per lanciare transizioni artificiali.
Come si vede, il Frosinone affronta questa Serie A con tante scommesse. La sfida è affascinante. Vedremo alla fine le decisioni prese in sede di mercato dal club frusinate pagheranno.
Il progetto Iraola
Una proposta da seguire, in controtendenza rispetto a quanto la Premier sta offrendo di recente, è quella di Andoni Iraola col Bournemouth. Il tecnico spagnolo si è fatto notare in questi anni per il lavoro svolto in patria col Rayo Vallecano.
Discepolo di Marcelo Bielsa e Ernesto Valverde, Iraola a Vallecas ha costruito estremamente intensa e verticale, ancorata a principi di pressing e ricerca immediata della profondità. Nel 4-2-3-1 col quale si disponeva in partenza il Rayo l’obiettivo primario era quello di andare subito in avanti. La compagine iberica attaccava pressando e ripartendo.
Lo stesso sistema Iraola sta cercando di impiantare in Inghilterra. Con le Cherries abbiamo già visto in questo inizio di campionato qualcosa di quello che vuole il quarantunenne tecnico basco.
Il Bournemouth è squadra già diretta (tempo medio per azione offensiva 8.24sec. con un numero di passaggi di 2.77) che non ha problemi a costruire lungo per andare poi a giocare sulla seconda palla.
L’idea base è quella di collegarsi immediatamente con gli attaccanti, andando in verticale il prima possibile.
I risultati per ora non sono stati soddisfacenti, anche se va tenuto conto del calendario che ha visto il Bournemouth affrontare West Ham, Liverpool, Tottenham e Brentford prima della sosta, col Chelsea ad attendere le Cherries alla ripresa del campionato.
Detto questo, la partenza difficile non ci impedirà di continuare a seguire la parabola di Iraola nel prosieguo della stagione (e magari pubblicando una analisi più approfondita sul sito).