Il pressing del City
E in più uno sguardo alla stagione di González e ai tecnici della Eredivisie.
Al netto delle prestazioni individuali di Erling Haaland e Bernardo Silva, uno dei fattori più interessanti osservati nella vittoria conquistata dal Manchester City sul Bayern (3-0) nella gara d’andata dei quarti di finale di Champions è stato il pressing della squadra di Pep Guardiola.
Da questo punto di vista il tecnico catalano si è preso dei rischi con un atteggiamento proattivo in non possesso, ma alla fine è stato ripagato dalla sua scelta.
Guardiola è arrivato a questa stagione con un obiettivo tattico ben preciso: aumentare il controllo del City sulle partite in modo da non restare in balia degli episodi (che spesso in passato lo hanno punito) e, per far questo, approssimare allo zero le transizioni avversarie.
Da qui il pressing aggressivo esercitato contro i bavaresi Nella prima frazione di gara questo approccio aveva incontrato delle difficoltà nel limitare i centrali del Bayern, abili a trovare l’uomo libero alle spalle o ai lati dei mediani del Manchester.
Così nella ripresa Guardiola (nonostante il vantaggio) ha modificato l’approccio del City, passando ad una modalità simile a quella già osservata in occasione della sfida contro il Lipsia.
All’interno di questo costrutto i due laterali offensivi, Bernardo Silva e Jack Grealish, andavano ad assumere una posizione tale da contrastare Alphonso Davies e Benjamin Pavard, ma anche da poter saltare addosso ai due centrali del Bayern, Matthijs de Ligt e Dayot Upamecano.
Quando questo accadeva, i due laterali del City mettevano in ombra i terzini bavaresi. Haaland e Kevin De Bruyne andavano invece ad assumere una posizione intermedia per ostruire le linee di passaggio verso i centrocampisti del Bayern. A proposito di questi ultimi (Leon Goretzka e Joshua Kimmich) erano Rodri e İlkay Gündogan ad occuparsene. I dati Opta riportati da The Athletic parlano di 18 palloni recuperati dagli uomini di Guardiola nei primi 40m di campo del Bayern, a riprova dell’efficacia della strategia adottata.
È chiaro che per reggere un sistema del genere fosse necessaria una super prestazione da parte del quartetto difensivo dei Citizens, forzato in situazioni difensive di uno contro uno. Questo è stato particolarmente vero nelle occasioni in cui Sommer andava a giocare la palla lunga sui riferimenti offensivi della squadra di Tuchel.
Il City non aveva quindi problemi ad accettare la parità numerica contro Jamal Musiala, Kingsley Coman, Leroy Sané e Serge Gnabry. In questo senso si è capito ancora di più il perché di recente Guardiola sia ricorso ad una difesa con quattro difensori centrali. Manuel Akanji, Rúben Dias, Nathan Aké e John Stones hanno infatti permesso al City di poter attuare efficacemente questa strategia difensiva.
La Fiorentina
La vittoriosa trasferta polacca (1-4) sul campo del Lech Poznań non ha solo messo la Fiorentina in una situazione di netto vantaggio in vista del ritorno dei quarti di Conference League, ma ha anche confermato (qualora ce ne fosse stato bisogno) lo stato di forma del suo giocatore più rappresentativo, Nico González.
Reduce da un finale di 2022 tutt’altro che semplice, l’argentino è rimasto fuori a lungo per infortuni vari in questa stagione. Uscito per l’ennesimo problema fisico dopo soli otto minuti di gioco della partita dello scorso ottobre contro l’Inter, il no.22 viola è rientrato in campo soltanto a gennaio, dopo la sosta per i Mondiali ai quali non ha quindi potuto prendere parte.
Da quando è rientrato però l’ex Stoccarda si è confermato uno dei leader tecnici della squadra di Vincenzo Italiano, contribuendo notevolmente ai risultati di questa seconda parte di stagione che hanno riportato i viola in corsa per l’Europa in campionato e che stanno proiettando la Fiorentina verso le semifinali di Conferenze e la finale di coppa Italia.
L’importanza di González nello scacchiere tattico di Italiano non deriva soltanto dai gol realizzati (9 in stagione con quello segnato al Poznań) ma anche dal fatto che, con l’argentino in campo, la compagine gigliata riesce a ordinarsi meglio in fase di possesso.
È chiaro come al miglioramento della Viola abbiano contribuito anche il recupero di Gaetano Castrovilli e la decisione di Italiano di utilizzare quanti più giocatori tecnici possibile fra quelli a disposizione, vale a dire (oltre ai già citati Castro e González) i vari Antonín Barák, Giacomo Bonaventura e Riccardo Saponara, ai quali va aggiunta la condizione che sta attraversando un altro elemento di qualità come Dodô.
La manovra della Fiorentina continua ad essere più diretta rispetto allo scorso campionato (9.46sec. il tempo medio per azione offensiva con 3.30 passaggi a fronte di 11.41sec. e 3.96 passaggi del 2021-22) ma l’aggiunta di tutta questa qualità ha giovato ad una fase di possesso ora più fluida che a inizio anno, con una finalizzazione che (nelle ultime uscite) riesce a convertire quanto creato.
Eredivisie
Il calcio olandese ha superato quello portoghese nella classifica redatta con il coefficiente Uefa dopo l’ultimo turno di partite delle coppe europee. Al netto del valore del coefficiente Uefa il sorpasso è significativo in quanto, se questa posizione dovesse essere confermata a fine stagione, dal prossimo anno le squadre olandesi otterrebbero due posti automatici nella fase a gruppi di Champions.
A tenere alta la bandiera olandese in questo turno di quarti di finale sono il Feyenoord e l’AZ Alkmaar. I primi partiranno da un vantaggio di un gol nella sfida di ritorno con la Roma di José Mourinho mentre i secondi dovranno ribaltare il 2-0 subito sul campo dei belgi dell’Anderlecht.
Tutto ciò conferma la bontà della Eredivisie, troppo spesso sottostimata e il fatto che la scuola allenatori olandese sia viva e vegeta.
Oltre al lavoro di Arnie Slot con il Feyenoord e di Pascal Jansen con l’AZ c’è infatti da rimarcare quello di Erik ten Hag con il Manchester United. In una stagione nella quale l’Ajax ha scelto di cambiare guida tecnica a stagione in corso (passando da Alfred Schreuder a John Heitinga) ci sono anche altri allenatori da tenere d’occhio, a partire da Ruud van Nistelrooij (Psv) e Ron Jans (Twente).
Per quanto riguarda l’ex attaccante del Manchester United c’è poi da tenere presente che durante la stagione ‹‹ha perso contemporaneamente Cody Gakpo (ceduto al Liverpool) e Noni Madueke (Chelsea)›› come fa notare Alberto, per il quale alla lista vanno aggiunti Rogier Meijer e, forse, Wim Jonk.
Il primo ‹‹a quarantuno anni ha promosso il NEC in Eredivisie e ce lo sta tenendo alla grande per il secondo anno consecutivo, con una rosa improbabile e lanciando molto giovani interessanti. Quel che colpisce è l'elasticità tattica che è riuscita a dare alla sua squadra, che cambia dal 352 dell'anno scorso (prevalente) al 4231 di quest'anno (prevalente) senza mai andare in affanno o sottoperformare per il cambio di modulo. Detto di un allenatore olandese, questa è senz'altro una delle grandi novità del panorama tecnico-tattico dell'Eredivisie››.
Per quanto riguarda l’ex interista invece, sarebbe una impresa da rimarcare se riuscisse a salvare un Volendam che ‹‹aveva sei punti dopo 13 partite››.