E così, un anno dopo aver contribuito alla vittoria dello scudetto, Paolo Maldini e Frederic Massara vengono messi alla porta dal Milan. I due ex dirigenti rossoneri non pagano soltanto una campagna acquisti giudicata fallimentare, ma anche il deterioramento dei rapporti fra la nuova proprietà RedBird ed i due dirigenti.
Per quanto riguarda il primo punto, non si può dire che il Milan non abbia investito in giocatori l’estate scorsa (a partire dai 35 milioni spesi per Charles De Ketelaere). Tuttavia i ritorni sul campo sono stati pressoché nulli con CDK che non ha mai trovato una sua reale dimensione, Adli e Vranckx sottoutilizzati (soprattutto l’ex Bordeaux) e Origi alle prese con una condizione fisica mai divenuta accettabile. Alla fine il solo acquisto riuscito dello scorso mercato estivo può dirsi Thiaw.
Certo è che nel portare ad un giudizio negativo la campagna di rafforzamento 2022-23 hanno contribuito anche le scelte di Stefano Pioli. Il tecnico emiliano ha sballottato De Ketelaere in ogni zona offensiva del campo, tranne che a destra, dimostrando poi in generale una scara fiducia verso i nuovi arrivati. Lo stesso Thiaw, citato precedentemente, alla fine ha trovato spazio (guadagnandosi minuti importanti) solo perché l’ex allenatore di Lazio e Fiorentina è stato ad un certo punto costretto ad impiegarlo causa infortuni vari degli altri difensori.
Al di là di queste considerazioni restano comunque i rapporti tesi fra RedBird ed il gruppo tecnico afferente a Maldini. Il fatto che a gennaio scorso il Milan, nonostante evidenti necessità, non abbia in pratica fatto mercato sembra (in retrospettiva) un segnale della scollatura fra l’ex bandiera rossonera e la società.
Senza più il d.t. e il d.s. il club campione d’Italia nel 2022 si affida ora a Giorgio Furlani amministratore delegato de Milan. Questo porterà ad una implementazione del cosiddetto metodo Moneyball, fondato sull’uso dei big data, per costruire la squadra per la prossima stagione.
Implementazione perché non si tratta di una novità. L’uso dello scouting legato alle statistiche per acquistare giocatori è stato infatti parte importante anche nella costruzione del Milan scudettato dello scorso campionato. In questo caso però si tratterà di affidarsi alla sabermetrica, metodologia già applicata con successo da Gerry Cardinale al Tolosa. Per questo appare in ascesa la figura di Geoffrey Moncada, capo dell’area scouting milanista.
In Francia il metodo Moneyball è stato affidato a Damien Comolli, ex allenatore e scout, attualmente direttore calcio al TFC. Grazie al lavoro di Comolli, in collaborazione con la società Zelus Analytics, il Tolosa (affidandosi soltanto all’analisi dei dati) ha costruito una squadra che ha dapprima raggiunto la Ligue 1 e, quest’anno, raggiunto l’obiettivo salvezza.
È con questo metodo che i francesi hanno ad esempio deciso di puntare sull’olandese Branco Van den Boomen, proveniente dalla seconda divisione olandese (De Graafschap). Ed è sempre in base a questa metodologia che quest’anno i francesi hanno liberato lo stesso giocatore (che ha firmato con l’Ajax).
Non si tratta di copiare Football Manager, bensì di utilizzare statistiche avanzate fornite da provider come Opta o StatBomb (in Italia ci sono Soccerment e Sics) per trovare i profili più adatti al tipo di gioco praticato dalla squadra utilizzando esperti di statistica, di dati e algoritmi.
Ad aiutare Furlani e Moncada ci sarà anche Billy Beane, vale a dire il sessantunenne che ha ispirato la vicenda Moneyball (nel film era interpretato da Brad Pitt).
Questa rivoluzione non ha colto impreparata la tifoseria milanista, ma anche parte della stampa nostrana. Se lo scetticismo è comprensibile (stiamo parlando della sostituzione di Maldini, ex capitano e icona del club rossonero nonché, come detto, dell’uomo che ha contribuito a costruire la squadra vincente dell’anno scorso) molto meno è l’aprioristica chiusura all’utilizzo dei dati, già manifestata da alcuni sui media.
Il modello basato sui big data, di per sé, non è una novità nel calcio. Lo hanno già sperimentato con successo (oltre al Tolosa) i club di Matthew Benham e Rasmus Ankersen (Midtjylland e Brentford). Inoltre, molte altre società si affidano alle statistiche (in percentuale diversa) per ingaggiare nuovi calciatori.
Certamente il Milan è il primo grande club che pare affidarsi totalmente a questo sistema di reclutamento. A leggere e interpretare i dati restano però gli uomini mercato (Furlani, Moncada, Beane e il loro staff). Quindi non di dovrebbe utilizzare il successo o il fallimento di questo approccio per esaltarlo o denigrarlo in senso assoluto, quanto piuttosto per giudicarlo positivamente o negativamente in base a come verrà applicato e a quali risultati darà a Milano.
Eventualità che, nel Paese dei guelfi e dei ghibellini, di Coppi e Bartali, di Mazzola e Rivera, probabilmente non accadrà.
Per un ulteriore approfondimento sulla questione rinvio alla live Twitch della @fiera_calcio.
La Primavera del Lecce
In questi giorni si è molto discusso della vittoria del campionato Primavera da parte del Lecce. Si è sottolineato lo straordinario lavoro di scouting del direttore Pantaleo Corvino e del suo staff, ma si è anche posto l’accento sulla composizione della rosa portata al trionfo dal tecnico Federico Coppitelli.
A tal proposito sono emerse delle critiche sul fatto che la squadra salentina abbia in organico quasi esclusivamente profili stranieri. Anche il presidente della Fiorentina Rocco Commisso si è espresso in tal senso.
In questa sede, senza allargare il discorso all’intera organizzazione del torneo (come sarebbe opportuno fare, magari con un articolo interamente dedicato) mi preme sottolineare come il Lecce sia un club che, come fanno tutti gli altri, lavora per se stesso. La società giallorossa non ha quindi l’obbligo di fornire talenti al movimento, così come non lo hanno le altre società impegnate in categoria.
L’obiettivo numero uno del settore giovanile è infatti quello di preparare giocatori funzionali alla prima squadra. Questo al di là dei titoli. E il Lecce Primavera, campione d’Italia per la terza volta nella sua storia, ha dimostrato di avere dei profili teoricamente già pronti per il salto fra i grandi, sperando di ripetere il percorso già fatto positivamente da Joan González.
Non ha quindi senso sbandierare la maggiore o minore italianità di questa o quella squadra. Bisognerebbe invece verificare, a distanza di anni, che fine hanno fatto i prodotti dei vari settori giovanili.
Estate
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