Nelle ultime uscite del Psg il tecnico Luis Enrique ha provato la soluzione con Kylian Mbappé centravanti. Una mossa dettata dal fatto che, ad oggi, la maglia numero 9 (idealmente parlando) della compagine parigina non ha ancora trovato un padrone stabile.
Questo perché né Randal Kolo Muani né Gonçalo Ramos, gli uomini che si sono alternati come riferimento offensivo più avanzato della squadra parigina, hanno risposto alle aspettative del loro allenatore. Ecco allora che potrebbe essere arrivato il momento di provare con più convinzione Marco Asensio.
Il ventisettenne spagnolo finora è stato relegato ad un ruolo da comprimario a causa dei suoi problemi fisici, con appena 6 presenze complessive dal momento del suo ritorno dall’infortunio al piede che lo ha colpito lo scorso settembre. Prima di essere costretto ai box, Asensio aveva sfoderato delle buone prestazioni in avvio di stagione, andando in gol sia nella sfida contro il Lens alla terza di campionato e in quella con il Lione la giornata successiva.
L’ex Real Madrid è un giocatore di raccordo, ideale per associarsi con Ousmane Dembélé e Mbappé. Grazie ai dati raccolti da Socccerment, relativi alla Ligue 1, è possibile definire le differenze tecniche fra Asensio, Kolo Muani e Gonçalo Ramos, per comprendere che cosa Luis Enrique può attendersi dai suoi tre centravanti.
Asensio non è un finalizzatore. I suoi numeri lo collocano fra gli chance creator. Non a caso, rispetto ai suoi due compagni di reparto, lo spagnolo presenta un miglior dato in termini di expected assist (xA): 0.33 per 90 minuti di gioco contro gli 0.16 di Kolo Muani e gli 0.12 di Ramos.
Il ragazzo di Palma di Maiorca non attacca la profondità come Kolo Muani, essendo invece più un giocatore di raccordo, abile negli spazi stretti, nella difesa della palla e nella trasmissione della stessa ai compagni. E infatti, mentre il contributo alla risalita del campo in termini di expected threat (xT) del francese è bilanciato fra corse (0.07 p/90) e passaggi (0.06 p/90), quello di Asensio deriva prevalentemente dai passaggi (0.08 p/90 a fronte di 0.04 p/90 sulle corse).
Da parte sua Gonçalo Ramos sui passaggi ha addirittura un indice negativo (-0.04 xT per 90 minuti).
Le caratteristiche di Asensio lo hanno portato in carriera ad essere impiegato anche sulle fasce. Tuttavia, al Psg Luis Enrique lo ha riscoperto centrale, posizione dalla quale potrebbe combinare meglio con i compagni di reparto, consentendo fra l’altro a Mbappé di partire a sinistra, posizione che il francese predilige e dalla quale sembra essere più efficace.
Vedremo come proseguirà l’avventura di Asensio a Parigi. Di certo il suo recupero consente a Luis Enrique di poter contare sun un giocatore importante, fra l’altro con esperienza a livello di Champions. E questo potrebbe risultare decisivo nella seconda metà della stagione.
Perché non gioca Cajuste?
Ci eravamo occupati di lui diversi mesi fa, dopo l’ottima prestazione fornita a ottobre in quel di Verona. A distanza di così tanto tempo, si è tornati a parlare di Jens Cajuste. Per la precisione, lo ha fatto Walter Mazzarri in conferenza stampa, alla vigilia della partita contro il Monza di Raffaele Palladino.
Il nome dello svedese è venuto fuori perché il tecnico livornese lo ha menzionato come possibile sostituto di Stanislav Lobotka. Lo slovacco infatti era in dubbio per la sfida del Maradona e Mazzarri aveva pensato proprio a Cajuste per la sua sostituzione.
Alla fine comunque Lobotka ha recuperato ed il tecnico degli azzurri ha optato per una mediana classica con il numero 68 da play e con André-Frank Zambo Anguissa e Piotr Zieliński da interni.
Al netto di quanto accaduto nello scorso turno di campionato, in generale da schermo davanti alla difesa Cajuste si troverebbe un po’ limitato, visto che le sue qualità nel risalire il campo lo rendono più idealmente utilizzabile come interno box-to-box.
In generale è comunque sorprendente lo scarso utilizzo dell’ex Reims. In totale, sotto le gestioni tecniche di Mazzarri e del suo predecessore Rudi Garcia, il numero 24 partenopeo è stato sottoutilizzato, limitato a sole tre presenze da titolare e ad un totale appena 358 minuti (compresi i subentri).
Se dunque si parla spesso e volentieri del mancato impatto avuto da un talento come Jesper Lindstrøm nella fin qui disastrata stagione del Napoli, non deve passare sotto silenzio anche lo scarso minutaggio ricevuto da Cajuste.
Un vero peccato, sia considerando le qualità generali del ragazzo di Göteborg sia tenendo conto del fatto che, quando chiamato in causa, il giocatore ha generalmente risposto presente.
Stiamo infatti parlando di un elemento forte fisicamente, in grado di far guadagnare campo alla sua squadra con la forza delle sue progressioni e abile ad associarsi con i compagni. In questo senso è emblematica l’azione seguente, tratta dalla partita contro il Genoa, nella quale si può notare la capacità di Cajuste di assistere i compagni (in questo caso per la rete di Giacomo Raspadori).
Col Napoli che non sta andando bene, lo svedese potrebbe garantire una utile iniezione di qualità e dinamismo alla mediana della formazione di Mazzarri.
Provaci ancora Donny!
Donny van de Beek si è unito all’Eintracht Frankfurt in prestito per il resto della stagione. I tedeschi pagheranno una parte dell’ingaggio del centrocampista olandese e hanno anche una opzione di riscatto da €11 milioni (più eventuali €3 milioni addizionali).
Per l’ex calciatore dell’Ajax si tratta di una buona opportunità per rimettere in carreggiata una carriera che si arenata in Inghilterra. Arrivato all’Old Trafford nel 2020, van de Beek aveva iniziato collezionando 36 presenze in tutte le competizioni per la squadra allora allenata da Ole Gunnar Solskjær.
Da allora però il minutaggio si è viva via ridotto, forzando il giocatore ad un prestito all’Everton. Anche qui però le cose non sono andate bene e il ritorno allo United è stato mesto. L’arrivo del suo ex mentore Erik ten Hag sulla panchina del Manchester sembrava poter aprire nuove prospettive all’olandese. E invece niente. Fra infortuni e scarso minutaggio, le presenze di van de Beek in maglia rossa sono state limitate a 10 nella scorsa stagione e a due quest’anno.
Un plateau inspiegabile per un talento che aveva raggiunto il settore giovanile dell’Ajax nel 2014 e che, da lì, era salito presto alla ribalta fino a diventare un elemento importante nella prima squadra dei Lancieri, fino a guidare il club di Amsterdam alla semifinale di Champions del 2018–19.
Al momento di lasciare l’Ajax lo score di van de Beek con la compagine olandese recitava 41 gol e 34 assists in 175 presenze. Quello che sbarcava in Inghilterra era dunque uno dei talenti più fulgidi della sua generazione, già protagonista con la nazionale maggiore.
Tuttavia, come detto, l’ex Ajax non è mai riuscito ad imporsi nel contesto inglese, anche quando allo United è arrivato ten Hag. Se con Solskjær, in un sistema fortemente reattivo, le difficoltà di van de Beek potevano essere ipotizzabili, con l’arrivo del suo connazionale alla guida della squadra si pensava che il ragazzo si sarebbe imposto.
Invece il Manchester United è rimasta una squadra altamente disfunzionale, nella quale van de Beek ha finito per continuare a non trovare spazio.
In Germania l’olandese troverà una squadra che il tecnico Dino Toppmöller schiera prevalentemente 3-4-2-1. Questo potrebbe aprire a van de Beek la possibilità di giocare da trequartista. Detto questo, non è da escludere un suo utilizzo in mediana, al fianco di uno fra Ellyes Skhiri e Hugo Larsson.
Partendo da questa posizione van de Beek potrebbe aiutare il palleggio di una squadra che vanta l’ottavo tempo medio di possesso per azione offensiva della Bundesliga (9.10sec.) e il sesto dato per numero di passaggi a sequenza d’attacco (3.58), ma anche lanciarsi per invadere gli ultimi trenta metri di campo.