Il pareggio (3-3) ottenuto nella trasferta di Istanbul contro il Galatasaray mette in serio pericolo la prosecuzione della stagione di Champions del Manchester United. A questo punto infatti, col Copenhagen che ha concluso 0-0 la sua partita contro il Bayern, lo United può qualificarsi per gli ottavi soltanto riuscendo a battere i tedeschi in casa nell’ultima giornata del girone purché, allo stesso tempo, la sfida fra i danesi e lo stesso Galatasaray finisca in parità.
Una situazione difficile, nella quale il Manchester si è trovato per colpe proprie, dopo una partita nella quale gli inglesi si sono trovati due volte in doppio vantaggio solo per essere alla fine agguantati dai turchi.
Con le reti incassate dal Galatasaray, il numero di gol concessi dallo United nel girone di Champions sale a quota 14 (in cinque partite disputate). Solo l’Anversa ne ha concessi di più finora (15).
Sotto esame è finita nuovamente la difesa del Manchester e, soprattutto, la prestazione di André Onana. Non impeccabile sulla prima rete di Hakim Ziyech su punizione, l’ex portiere dell’Inter è certamente colpevole per il secondo gol subito, ancora dal marocchino e sempre su calcio piazzato. L’intervento goffo del camerunense ha finito per spedire in porta la palla del momentaneo 2-3 che ha settato la rimonta turca, completata poi dalla rete finale di Kerem Aktürkoglu (e su questa nessun demerito da parte di Onana).
A fine partita, soltanto Altay Bayindir (riserva di Onana), il collega del Galatasaray Fernando Muslera e Ziyech sono andati a consolare il numero uno dello United, mentre gli altri giocatori della formazione inglese raggiungevano frettolosamente il tunnel. Tutto questo fa capire bene il momento che sta attraversando l’ex nerazzurro.
Al momento della sua cessione, la scorsa estate, molti si chiedevano come avrebbe fatto l’Inter a sostituire un portiere fondamentale nella struttura di Simone Inzaghi per il suo gioco con i piedi e protagonista della cavalcata europea che aveva condotto i milanesi alla finale di Champions, poi persa contro il Manchester City di Pep Guardiola.
A distanza di qualche mese sembra invece essere proprio l’Inter ad averci guadagnato. I nerazzurri hanno infatti trovato un affidabile sostituto nello svizzero Yannick Sommer mentre Onana allo United sta vivendo una stagione a dir poco altalenante.
In Premier infatti, dopo una partenza disastrosa, l’estremo difensore si era ripreso, mostrando maggior confidenza nel gioco palla a terra (il suo punto forte) e cominciando a macinare buone statistiche a livello di parate (76.1% di riuscita, secondo solo all’84.6% di Allison), di clean sheet (5) e di reti evitate in base alla qualità dei tiri ricevuti.
In Champions invece una serie di errori ripetuti hanno finito per mettere spalle al muro la squadra. Erik ten Hag non ha voluto addossare a Onana tutte le responsabilità del risultato di Istanbul. Tuttavia, è innegabile come gli errori commessi dal portiere pesino come macigni proprio perché, quando sbaglia l’estremo difensore, solitamente si subisce gol.
Certamente, a peggiorare la situazione difensiva dello United concorrono anche gli infortuni capitati a elementi importanti per la fase difensiva inglese (Casemiro e Lisandro Martínez). Con le sue prestazioni però Onana non sta aiutando la campagna europea del Manchester.
13 dicembre
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Un grande Hummels
La sfida di Champions fra Milan e Dortmund si è dunque risolta in favore dei tedeschi, matematicamente qualificati per il turno successivo in un girone che comprende, oltre ai rossoneri, anche Psg e Newcastle. Del Milan, della sua crisi di gioco, del crollo psicologico dopo il rigore sbagliato da Olivier Giroud e degli infortuni che perseguitano i rossoneri si è scritto un po’ ovunque.
Meno invece è stato detto della prova del Dortmund e, in particolare, di quella di Mats Hummels. Il centrale teutonico, schierato in coppia con Nico Schlotterbeck, ha infatti offerto una straordinaria dimostrazione della sua classe, nonostante le ormai trentaquattro primavere raggiunte.
Lavorando al centro della difesa come un vero e proprio libero, l’ex campione del mondo nel 2014 ha commesso pochissimi errori, riuscendo invece a gestire bene sia le situazioni di difesa posizionale bassa che quelle in cui il Dortmund si alzava.
Nell’immagine seguente ad esempio, con palla a Tijjani Reijnders, vediamo proprio il difensore tedesco che legge perfettamente la situazione di potenziale pericolo alle proprie spalle, preparandosi di conseguenza ad arretrare per garantire copertura della profondità e anticipare così Christian Pulisic (che si sta inserendo in avanti proprio dietro Hummels).
Il report Sics proposto qui di seguito illustra ulteriormente l’impatto avuto a San Siro dal numero 15 del BVB, sia in fase difensiva che in quella di possesso (tre passaggi chiave prodotti).
La mancanza di una pressione efficace da parte degli uomini di Stefano Pioli ha agevolato il lavoro di Hummels (e Schlotterbeck) con la palla fra i piedi. Ma questo non deve far passare sottotraccia la prova del calciatore nativo di Bergisch Gladbach.
Monsieur Fabian
Una delle questioni tattiche più interessanti da osservare nel big match fra il Monaco di Adi Hutter e il Psg di Luis Enrique (giocatosi nello scorso weekend di Ligue 1) era relativa a come lo spagnolo avrebbe sostituito Warren Zaïre-Emery nel centrocampo dei parigini. Il diciassettenne prodigio del Psg sarà infatti assente fino a fine anno a causa di un infortunio rimediato in nazionale durante la recente sosta internazionale.
La soluzione adottata dall’ex commissario tecnico della Spagna è stata quella di affidarsi al connazionale Fabián Ruiz. L’ex napoletano, che non ha di certo impressionato da quando (estate 2022) ha raggiunto Parigi, ha invece stavolta risposto ‘presente’, sfoderando una prestazione di alto livello.
Schierato da numero 8 in una mediana a tre (completata da Ugarte e Vitinha), con il compito di legare difesa e attacco (da vero e proprio relayeur), Ruiz è riuscito a garantire equilibrio in mezzo al campo e a gestire i flussi di gioco di una squadra che, in fase di possesso avanzato, sviluppava 4-2-4 con l’ormai classico movimento di Vitinha ad aprirsi a sinistra per consentire a Kylian Mbappé di associarsi al centravanti di turno (Gonçalo Ramos contro i monegaschi).
In questo modo, affrontando il 3-4-1-2 della squadra del Principato, il Psg si garantiva sempre una coppia di esterni su ogni lato del campo, con Achraf Hakimi e Ousmane Dembélé a destra e Nordi Mukiele e Vitinha a sinistra. Una soluzione che metteva in difficoltà i due quinti di Hutter, Ismail Jakobs e Vanderson.
In generale, contro il Moonaco Ruiz ha toccato 57 palloni, provando 48 passaggi con una percentuale di riuscita dell’89.6%. Le sue qualità tecniche nella difesa della palla sono state particolarmente utili contro un avversario che, in fase difensiva, si orientava molto sull’uomo.
Contro il Newcastle, nella sfida che il Psg ha pareggiato soltanto nel recupero grazie ad un rigore realizzato da Kylian Mbappé (ma i parigini avrebbero meritato la vittoria), si è visto lo spagnolo agire anche da vertice basso di una mediana a tre quando Luis Enrique ha tolto dal campo Ugarte e Kolo Muani inserendo Vitinha e Barcola.
Probabilmente la miglior posizione per Ruiz è però quella da interno o da secondo mediano. In questo senso potrebbe essere lui l’erede di Marco Verratti come mezzala di possesso da affiancare ad un giocatore di raccordo come Zaïre-Emery (quando rientrerà) oppure ad un giocatore più difensivo come Vitinha o Ugarte o, ancora, ad un elemento ibrido come il coreano Lee Kang-in.
Sul fatto che manchi talento in mezzo al campo e che il Psg non abbia mai veramente sostituito Verratti (come sostiene L'Équipe) non siamo quindi molto d’accordo. Sulla tendenza della squadra a giocare solo sulla destra (lungo il binario che va da Hakimi a Dembélé) non c’è invece niente da obiettare. Luis Enrique dovrà trovare il modo di sfruttare di più l’asse centrale e quello di sinistro in fase di sviluppo.
Il ritorno dei Tricolorii
Dopo otto anni di assenza (l’ultima presenza fu a EURO 2016) la nazionale rumena torna a qualificarsi per uno dei tornei maggiori. Lo fa centrando la qualificazione al prossimo campionato continentale, dopo aver vinto un girone che comprendeva anche Svizzera (qualificatasi a sua volta come seconda), Israele, Bielorussia, Kosovo e Andorra.
Un gruppo che i rumeni hanno condotto riuscendo a non subire neanche una sconfitta, con 6 vittorie e 4 pareggi nelle 10 partite disputate. Grande merito per questo risultato va ascritto al lavoro del commissario tecnico Edi Iordănescu, figlio d’arte in quanto il padre, Anghel, è stato anch’egli tecnico della nazionale.
Iordănescu Jr. ha centrato la qualificazione impiegando un totale di trentadue giocatori durante questa fase. La maggior parte di questi (undici) gioca in Liga I, la massima divisione nazionale. Il gruppo più numeroso di calciatori stranieri è invece quello italiano, con ben 7 rappresentanti (Radu Drăgușin, Răzvan Marin, Dennis Man, Valentin Mihăilă, George Pușcaș, Marius Marin, Ionuț Nedelcearu) ai quali va aggiunto l’ex Inter Ionuț Radu.
A guidare in campo la nazionale tricolore ci pensano poi Ianis Hagi e gli altri compagni usciti dall’accademia di Gheorghe Hagi, il Maradona dei Carpazi: Marin, Florinel Coman, Alex Cicaldau e Florin Tanase, senza dimenticare Denis Alibec, rinato sotto la guida di Hagi sr. al Farul.
Dal punto di vista tattico, nonostante alcune critiche ricevute in patria, Iordănescu è rimasto fedele al 4-3-3 come sistema base, da alternare a seconda dei casi con il 4-2-3-1 e con la difesa a tre.
Vedremo se in Germania la Romania sarà protagonista o se invece reciterà il ruolo di comparsa. Il girone nel quale è stata sorteggiata (con Belgio, Slovacchia e la vincente del playoff che coinvolge Israele, Bosnia, Ucraina e Islanda) non è facile. Di certo già essere presenti è un bel segnale per il movimento calcistico rumeno.
(si ringrazia Emanuel Roşu per la collaborazione nella stesura di questa parte della newsletter).