Fra meno di una settimana cominceranno in Germania i campionati europei. Per l’Italia si tratterà di provare a difendere il titolo conquistato a sorpresa (ma meritatamente) tre anni fa, durante l’edizione inglese spostata di un anno a causa del COVID:
Nonostante il fatto che la Uefa abbia allargato a ben 26 il numero di giocatori convocabili da ogni commissario tecnico, la lista dei prescelti desta sempre qualche critica e qualche perplessità. In Italia come altrove.
Da questo punto di vista i nomi selezionati dal commissario tecnico Luciano Spalletti non hanno fatto eccezione. A stupire sono state soprattutto tre scelte: quella di Alex Meret, quella di Nicolò Fagioli e quella di lasciare a casa Riccardo Orsolini.
Per quanto riguarda il portiere, la stagione del napoletano non è stata certo esente da colpe. Anche l’ex Udinese ha contribuito ad un torneo che ha visto gli ex campioni d’Italia arrivare decimi in classifica, realizzando così una delle peggiori difese del titolo nella storia del calcio italiano.
Non si è capito quindi perché Spalletti non abbia puntato su Michele Di Gregorio, fra l’altro più abile nel gioco con i piedi rispetto al partenopeo. Se però la discussione in merito al portiere lascia il tempo che trova (ci sono comunque Gigio Donnarumma e Guglielmo Vicario in lista) molto più strana è parsa a molti la promozione di Fagioli a scapito di Samuele Ricci.
Come detto in una precedente edizione di questa newsletter però lo juventino ha caratteristiche che lo rendono elemento ideale per sostituire Jorginho davanti alla difesa e anche per affiancare l’italo-brasiliano in caso di mediana che sviluppi a due.
Al di là dei discorsi etici quindi la scelta di Spalletti appare tecnicamente sensata, anche se si dovranno valutare le reali condizioni fisiche di un giocatore sì riposato, ma che manca da tempo all’appuntamento agonistico.
Qualche dubbio in più arriva invece col nome di Orsolini. La scelta di tagliare l’esterno del Bologna comporta come conseguenza quella di privare la nazionale di un esterno offensivo mancino. Una scelta particolare, che potrebbe avere ripercussioni nel momento in cui si dovesse chiedere al laterale offensivo di destra di rientrare in zone centrali di campo.
Ora, questo tipo di lavoro può essere eseguito senza problemi da Federico Chiesa, ma da chi altri dopo lo juventino? Stephan El Shaarawy va testato da quel lato a questi livelli e lo stesso discorso è valido per Giacomo Raspadori. Senza contare poi come l’assenza di Orsolini privi la nazionale di un elemento abile nel dribbling, arma essenziale nella fase d’attacco.
La composizione del centrocampo intero trascina poi con sé qualche dubbio. In mediana l’Italia si ritrova con due play (i già citati Jorginho e Fagioli), due mezzali-trequartisti (Lorenzo Pellegrini e Michael Folorunsho) e ben tre incursori (Nicolò Barella, Davide Frattesi e Bryan Cristante). Forse si poteva rinunciare ad uno degli ultimi tre per portare Orsolini. Da vedere poi se effettivamente Cristante verrà utilizzato da assaltatore o in costruzione e se, nella seconda ipotesi, il romanista sarà effettivamente in grado di svolgere questi compiti in un contesto come quello di un Europeo.
Vengo anch'io. No, tu no
Altro giro, altra nazionale. Anche l’Inghilterra (finalista tre anni fa) ha scelto i propri uomini per la campagna tedesca. Nei 26 selezionati da Gareth Southgate spiccano le assenze di Harry Maguire e Jack Grealish.
Per quanto riguarda il difensore del Manchester United, la motivazione dell’esclusione è legata ad un infortunio. In caso di piena efficienza fisica Maguire probabilmente sarebbe stato convocato (nonostante le ultime stagioni non positive del giocatore) dato che Southgate lo ha sempre utilizzato da titolare con i Tre Leoni.
Più rumore fa la notizia dell’esclusione di Grealish (una scelta tecnica), al netto delle difficoltà incontrate quest’anno nel City. Giocatori offensivi in grado di saltare l’uomo e aiutare anche a mantenere il controllo della partita Southgate ne ha (Jude Bellingham, Bukayo Saka, Phil Foden e Cole Palmer). Tuttavia non sarebbe stato scandaloso convocare Grealish e lasciare a casa Eberechi Eze o Jarrod Bowen, al netto delle buonissime qualità dei due.
Qualcuno ha fatto balenare l’idea che la decisione di Southgate possa essere dipesa dal fatto che, non partendo Grealish titolare, le attenzioni mediatiche sul ragazzo, sul suo ruolo e le domande relative ad un suo impiego avrebbero potuto creare disturbo nell’ambiente squadra.
Insomma, un Grealish come Roberto Baggio, che faceva discutere quando giocava e anche quando non giocava (o non veniva convocato). Di certo Southgate, rinunciando all’esterno del City, si prende un bel rischio anche perché senza Grealish e James Maddison (altro escluso) l’Inghilterra perde molto a livello di creatività.
Baronismo
Claudio Lotito si prepara a sostituire il dimissionario Igor Tudor con Marco Baroni. Per quanto riguarda il croato, la decisione di dimettersi sembra sia stata generata da divergenze con la società, scaturite da una diversa valutazione della rosa. Tudor infatti avrebbe chiesto un profondo restyling mentre il club non era dello stesso avviso.
A sostituire il tecnico in uscita sarà un altro ex Verona come Baroni. Un nome che non ha scaldato una piazza in fermento, entrata ancor più in rotta di collisione con la proprietà per la scelta di un allenatore ritenuto non all’altezza delle ambizioni della tifoseria.
Eppure, sul campo, Baroni una chance alla Lazio se l’è guadagnata dopo tre stagioni (le ultime) nella quali è riuscito a riportare il Lecce in Serie A, a salvarlo e poi a ripetere l’impresa di mantenere la categoria anche con un Verona passato da una vera e propria rivoluzione tecnica lo scorso gennaio.
Come sempre, a parlare sarà il campo. Per Baroni comunque un inizio non ideale, con un ambiente spaccato e molti pronti a criticarne la scelta alle prime difficoltà. Spetterà al navigato allenatore fiorentino riuscire a gestire la pressione mediatica, passo determinante per allenare in un contesto come quello romano.
Tornando sulla Champions
Nei giorni immediatamente successivi all’evento, molto è stato detto e scritto in merito alla vittoria del Real Madrid nella finale di Wembley, che ha consegnato alla casa blanca la quindicesima coppa Campioni della sua gloriosa storia. Dal (presunto) DNA delle merengues (che però evidentemente non funzionava fra il 1966 e il 1998 o dal 2002 al 2014), alla ‘fortuna’ di Carlo Ancelotti; dalle parate di Thibaut Courtois al gol su piazzato che ha aperto al Real la strada del trionfo; dalla vittoria ‘inevitabile del Real all’ultima partita in un campionato nazionale di Toni Kroos…
Insomma, come sempre al centro dei discorsi del giorno dopo ci sono quasi esclusivamente i vincitori. Che dire invece del Dortmund? Alla vigilia della partita di Londra, pochi avrebbero scommesso sulle possibilità dei tedeschi. Alla fine del primo tempo invece il più contento, per certi versi, doveva essere proprio Ancelotti, per essere riuscito ad arrivare all’intervallo sullo 0-0 dopo una prima frazione di netto appannaggio giallonero.
Edin Terzić, laptop trainer del BvB, aveva preparato un piano gara perfetto. Il tecnico di origini bosniache ha infatti presentato una squadra schierata col 4-3-3 come sistema di base (al posto del classico 4-2-3-1), particolarmente organizzata senza palla.
Terzić aveva infatti chiesto alle sue mezzali di affiancare Niclas Füllkrug sulla prima linea difensiva della compagine tedesca, con Marcel Sabitzer che aveva il compito di coprire su un Toni Kroos che, come suo solito, partiva dal mezzo spazio sinistro andando ad occupare zone basse di campo, per aiutare la fase di costruzione madrilena.
Un atteggiamento efficace (grazie anche al lavoro di Emre Can come schermo difensivo), al quale poi si univa una intelligente e ben eseguita fase di possesso, basta essenzialmente sulle transizioni e sulle palle verticali prodotte dai gialloneri, in particolare da un eccezionale (in entrambe le fasi) Mats Hummels.
Se non fosse stato per gli errori sottoporta, la coppa avrebbe potuto tranquillamente prendere la strada della Germania. Il Real infatti ha sì creato, ma solo nel quarto d’ora finale, dopo la rete di Dani Carvajal che ha aperto il punteggio.
Anche per questo motivo, se è stato bravo Carlo Ancelotti a sistemare le cose dopo la prima frazione di gioco, merito va attribuito anche a Terzić, per come ha preparato la gara. Certo, qualcosa può essere imputato al tedesco a livello di cambi, ad esempio la decisione di mandare in campo Marco Reus al posto di Karim Adeyemi quando quest’ultimo avrebbe potuto probabilmente avere altre occasioni in contropiede nei minuti finali.
Ma non è per questo motivo che il Borussia ha perso. Semmai i motivi vanno ricercati nell’errore commesso sul calcio piazzato che ha sbloccato il risultato a favore del Real e sul calco psicologico mostrato dopo questo episodio da una squadra che, fino a lì, aveva giocato meglio del più blasonato avversario.
A dx l Italia punterà su Cambiaso. Ha fatto tutta la stagione li alla Juve coprendo l intera fascia, basso o alto all occorrenza. Spesso usato anche come mezz ala. Con Chiesa a sx ci vuole equilibriio