Attenti a Gallo
Come sta andando la stagione del terzino sinistro del Lecce? In cosa può migliorare?
È uno dei ragazzi più interessanti nel panorama calcistico nazionale, per di più in una posizione (quella di terzino sinistro) dove nelle ultime stagioni c’è penuria di interpreti. A ventiquattro anni d’età, al suo secondo campionato di Serie A, Antonino Gallo è una delle bandiere di un Lecce alla ricerca della seconda salvezza consecutiva nella massima serie.
Dal punto di vista tecnico il mancino palermitano è uno dei piedi più educati della massima serie, come conferma il dato dei cross riusciti: ben 24, secondo solo all’interista Dimarco e al torinista Bellanova (entrambi a quota 29) in questa graduatoria.
Ma Gallo non è soltanto il miglior crossatore del Lecce. Il numero 25 infatti risulta essere (in base ai dati Soccerment) il primo giallorosso per expected assist su azione (2.09) e per uno-due aperti (6) e il secondo per uno-due chiusi (4). Questi dati, uniti a quelli relativi degli assist effettivamente prodotti (2), delle occasioni create (32) e degli expected threat (xT) generati su passaggio (1.25) rendono l’idea delle qualità associative di Gallo.
Anche per questo, lo sviluppo offensivo della squadra prima guidata da Roberto D’Aversa e ora da Luca Gotti tende a pendere a sinistra, rendendo la fascia mancina il lato forte dell’attacco salentino.
La spinta in avanti di Gallo avviene soprattutto tramite corse in sovrapposizione esterna. Gallo in questo può sfruttare la sua velocità: molte volte infatti, con palla all’esterno alto, il palermitano arriva a tutta birra in corsa da dietro, proponendo per una facile palla da aggredire in verticale.
Non sempre queste sue azioni vengono premiate dal passaggio del compagno, specialmente quando davanti a lui viene utilizzato Lameck Banda. Lo zambiano infatti tende alla soluzione personale e quindi non sempre appoggia facile sulla corsa di Gallo.
Tutto ciò non diminuisce comunque il valore della progressione dell’esterno basso leccese, che di fatto si trasforma in una corsa di sacrificio che può finire per portare via un avversario dalla zona palla.
Dopo una prima analisi è utile parlare degli aspetti nei quali Gallo può migliorare, per far salire ulteriormente il livello del suo gioco. Un primo aspetto del quale parlare in questo senso è rappresentato dalla produzione di cut-back. La produzione di quelli che in Spagna vengono chiamati pases de la muerte è infatti a quota zero.
Avere un sinistro come quello di Gallo in rosa e non provare a sfruttarlo in queste situazioni, di difficile lettura per le difese avversarie, è limitante per una squadra. Ecco allora che sarebbe utile organizzare delle partitelle volte a forzare questo tipo di situazioni.
All’interno di queste, il miglioramento di Gallo passerebbe anche dall’addestramento a portare sovrapposizioni interne e non soltanto interne, oltre che da una diversa postura. In generale infatti l’esterno leccese attacca la profondità partendo in verticale, mentre andrebbe costruita per lui anche l’opzione di cambiare l’angolo di partenza.
Così facendo, Gall diventerebbe più imprevedibile, potendo utilizzare anche le corsie interne per progredire e sfruttare il sinistro magari per concludere direttamente in porta.
Situazioni di 3c2 o 4c3 sulla sinistra del campo sarebbe ideali per aiutare queste situazioni, inizialmente lavorabili anche contro zero, vale a dire in assenza di avversari (sul come strutturare queste partitelle e quelle per i cut-back eventualmente tornerò a richiesta).
Kombouaré II
A distanza di un anno dall’ultima volta, Antoine Kombouaré torna sulla panchina del Nantes. La sosta è stata fatale al precedente allenatore, Jocelyn Gourvennec, reduce da una sconfitta in casa contro lo Strasburgo (1-3) che ha portato il bilancio dell’ex centrocampista in Loira a dieci partite perse su quindici.
Il ritorno di Kombouaré rende bene l’idea del caos che regna nella società del presidente Waldemar Kita. Un anno fa infatti Kombouaré venne allontanato a quattro giornate dal termine del campionato per far posto a Pierre Aristouy.
Quest’ultimo, ex allenatore della U19 del club, si ritrovò così catapultato per la prima volta nella sua carriera sulla panca di una squadra professionistica, per di più in un momento in cui il club rischiava la retrocessione.
Nonostante queste premesse, Aristouy è riuscito a salvare il Nantes, guadagnandosi la riconferma per questa stagione. Il problema è che questa riconferma è arrivata senza vera convinzione da parte del Nantes. Ne sono testimonianza sia una campagna trasferimenti estiva condotta senza seguire le indicazioni del tecnico sia la mancanza di supporto davanti alle prime difficoltà incontrare quest’anno.
Di conseguenza, dopo 13 giornate della Ligue 1 2023-24 il Nantes ha preso la decisione di licenziare Aristouy. Al suo posto, come detto, è stato ingaggiato un allenatore come Gourvennec, che non ha mai dato prova di essere particolarmente brillante durante la sua carriera in panchina (se si eccettuano la vittoria in coppa di Francia del 2014 alla guida del Guingamp e quella in Supercoppa con il Lilla nel 2021).
Che l’ingaggio di Gourvennec avrebbe potuto rivelarsi non ottimale non era quindi imprevedibile. Ora si ricomincia da Kombouaré.
Superliga
Una delle situazioni più intricate a livello di campionati europei è quella che si sta vivendo nella Superliga danese dove tre squadre (Midtjylland, Brøndby e Copenhagen) sono separate da tre soli punti a dieci giornate dal termine.
Dell’FC Copenhagen ci siamo già occupati. In questa sede dunque approfondiamo un po’ la situazione del Brøndby IF.
Tatticamente l’allenatore Jesper Sørensen ha iniziato la sua gestione al Brøndby (nel gennaio 2023) utilizzando il 4-3-3 come sistema di riferimento, per passare però in secondo momento ad un 3-5-2 più difensivo. Questa estate il suo Sistema si è evoluto in forma più offensiva, trasformandosi in una sorta di 3-4-3/3-4-2-1 con due mediani e due trequartisti a ridosso di un unico riferimento centrale.
Un cambiamento che ha impattato sia a livello di squadra che di singoli. In questo senso ad esempio, un giocatore che ha via via perso importanza fra i titolari è stato il croato Josip Radošević. Il ragazzo di Spalato è più un classico no.6 in una squadra nella quale Sørensen preferisce usare due no.8, uno dei quali è l’esperto Daniel Wass (classe 1989) al fianco del quale vengono di solito rotati Noah Nartey (2005) e Mathias Greve.
Fra i giocatori che si stanno mettendo maggiormente in evidenza c’è il talento danese Mathias Kvistgaarden. Il quasi ventiduenne (li compirà ad aprile) è in grado di occupare le posizioni da trequartista così come può essere utilizzato anche da punta esterna in un tridente classico.
Un dato impressionante del ragazzo è quello di Fbref che lo vede indirizzare verso la porta avversaria il 56.4% dei tiri che effettua.
(grazie a Kasper Pedersbæk per il confronto).
Il tattico
A mio giudizio, l’evoluzione recente del calcio sta andando sempre di più verso una americanizzazione nell’organizzazione degli staff a disposizione di club e allenatori. In questo senso, sono via via emerse figure come quelle del match analyst e del data analyst, che hanno assunto nelle ultime stagioni una importanza senza maggiore. Sull’analisi del loro lavoro e dei loro compiti rimando alla newsletter di Aldo Comi.
In questa sede, a fianco dei suddetti analisti e di tecnici deputati a coadiuvare il capo allenatore nella gestione dei singoli o di reparti (o anche di una delle due fasi di gioco), voglio introdurre una nuova figura che, per semplificazione, sarebbe utile chiamare tattico, prendendo quindi come nome quello utilizzato agli albori della match analysis per indicare quel collaboratore tecnico che suggeriva all’allenatore come affrontare gli avversari di turno.
È chiaro che, nel 2024, la figura del tattico debba virare verso una sua versione 2.0. Ma chi è allora il tattico di seconda generazione e quali mansioni deve occupare all’interno del club o del gruppo di assistenti dell’allenatore capo?
Un po’ match analyst, un po’ data analyst, un po’ allenatore, il tattico deve idealmente occuparsi di supportare tutte queste figure. Deve quindi saper tagliare e montare video per aiutare il match analyst, con quest’ultimo che, magari, si occupa di analizzare maggiormente le partite della propria squadra e gli allenamenti, con ciò avendo meno tempo a disposizione per osservare gli avversari.
Per analizzare le formazioni rivali, il tattico deve saper maneggiare con cura anche i big data, almeno quelli principali. Una capacità di lettura e di interpretazione che saranno supporto imprescindibile nel momento in cui dovrà presentare al suo gruppo di lavoro pregi e difetti della formazione che si andrà ad affrontare.
Il tattico sarà anche uno degli uomini al quale il capo allenatore potrà chiedere un parere in merito al piano partita o a particolari situazioni strategiche (ad esempio costruzione e rifinitura o calci piazzati, se non c’è uno specialista già presente nello staff che si occupi delle palle ferme) da adottare in gara e anche sul come allenarle in settimana.
Soprattutto, lavorando a stretto contatto con la squadra o agendo da remoto (ma sempre connesso allo staff tecnico) il tattico dovrà fare lavoro di ricerca. Una ricerca che sarà rivolta soprattutto a visionare formazioni di varie parti del globo, per trovare situazioni tattiche adattabili al contesto nel quale si trova a operare.
L’allenatore infatti (così come il resto dello staff) non ha la possibilità di vedersi anche partite di squadre di altri campionati, se non saltuariamente. Quello che accade fuori può dunque sfuggirgli. Tanto è vero che un tecnico tende ad aggiornarsi soltanto quando è momentaneamente disoccupato. Il tattico in questo modo consentirebbe al suo head coach di essere sempre informato sulle novità tattiche del momento, svolgendo un lavoro di studio e ricerca già nel momento in cui il suo capo allenatore è impegnato ad allenare.