Una delle mosse tattiche che stanno caratterizzando la versione recente del Paris Saint-Germain è stata quella che ha visto Luis Enrique spostare Ousmane Dembélé a ridosso delle punte. Nelle ultime uscite infatti, a partire dalla sfida di ritorno contro la Real Sociedad (valida per gli ottavi di Champions), il tecnico asturiano ha scelto un allineamento che in partenza prevede il nazionale francese dietro due attaccanti schierati in modo aperto.
In questo modo Luis Enrique toglie punti di riferimento alla difesa avversaria, ricolloca Kylian Mbappé in una posizione larga a sinistra (più congeniale al numero 7 del Psg) e riesce a sfruttare le qualità di Dembélé da no.10.
Eccellente dribblatore (con 58 riusciti è il migliore della sua squadra in questa graduatoria) Dembélé sta registrando un’ottima stagione di Ligue 1 anche dal punto di vista associativo, come confermano gli 8 assist prodotti (miglior giocatore dell’intera Ligue 1) e i dati Soccerment che lo collocano al primo posto fra i giocatori del Psg per expected threat (xT) su passaggio (2.40) e su portate (1.67).
Anche se questi dati comprendo o la parte di campionato in cui Dembélé veniva utilizzato nel corridoio destro del campo, le ultime prestazioni ci hanno come detto mostrato un giocatore in grado di fare la differenza anche partendo da posizione più centrale.
Da lì poi l’ex Barcellona tende a spostarsi sempre verso destra, associandosi con i compagni presenti su quel lato del campo. Questo ad esempio è successo con Lee Kang-in e Achraf Hakimi nella vittoriosa partita contro il Rennes (1-0), che ha qualificato il Psg per la prossima finale della coppa di Francia.
Proprio gli scambi di posizione fra Hakimi e Dembélé sulla destra (con uno dei due che resta largo mentre l’atro tende ad occupare il mezzo spazio adiacente) sono una delle soluzioni più riuscite fra quelle messe in evidenza quest’anno dalla squadra di Luis Enrique.
Certo, Dembélé deve ancora migliorare in alcuni aspetti: ad oggi infatti tende a perdere troppi palloni e questi possono trasformarsi in pericolose transizioni per gli avversari. Così come è magro il bottio delle reti realizzate in prima persona in campionato (finora suna soltanto). Ma l’esperimento resta affascinante. Vedremo che risultati darà se verrà confermato in Champions contro il Barcellona.
Il Lugano ci crede
Ben sètte vittorie nelle ultime otto uscite (6 in campionato e una in Coppa Svizzera). È questo il ruolino di marcia attuale di un Lugano sempre più ambizioso, giunto ormai ad un tiro di schioppo dalla vetta della Super League.
Un risultato non a poco per un club che non può certo contare sul budget di squadre come Young Boys o Basilea (questi ultimi battuti tre volte in stagione dai luganesi).
Grande merito di questa stagione, che ha visto il Lugano impegnato anche in campo europeo, va ascritto al lavoro di Mattia Croci-Torti. L’allenatore di Chiasso ha infatti costruito una formazione poliedrica, in grado di variare la struttura di gioco di partita in partita e anche all’interno degli stessi novanta minuti di gioco.
All’interno di questo contesto nel Lugano si possono vedere poi diversi scambi di posizione fra i giocatori, così come una costante ricerca della superiorità numerica in zona palla.
Qui di seguito ad esempio vediamo un’azione tratta proprio dalla partita contro il Basilea, nella quale si può osservare il centrocampista ceco Roman Macek assumere la posizione di terzo di difesa al posto del tedesco Lars Lukas Mai, che si sta proiettando in avanti.
Dei principi di gioco del Crus (questo il soprannome di Croci-Torti) abbiamo parlato tempo fa direttamente col tecnico svizzero.
Ovviamente non sappiamo come finirà la stagione della squadra ticinese ma è molto probabile che, a fine anno, saranno diversi i club (svizzeri e non) a bussare alla porta del Lugano per chiedere informazioni su Croci-Torti, il cui contratto col Lugano scadrà nel 2025.
In Norvegia ci si affida ai giovani
Il Rosenborg Ballklub, pluridecorata società norvegese (e incubo del Milan in un passato lontano) ha deciso di affidare la guida tecnica della squadra per questa stagione ad Alfred Johansson, trentatreenne ex allenatore dell’U19 del Copenaghen.
Johansson, annunciato lo scorso dicembre, ha firmato un contratto fino al 2026. Una scelta coraggiosa dato che stiamo parlando di un tecnico giovanissimo e alla sua prima esperienza con una prima squadra.
Uno dei motivi che hanno convinto la dirigenza del club a puntare su Johansson per provare a riportare a Trondheim. Un titolo che manca dal 2018 è il 4-3-3 offensivo che il giovane tecnico utilizza.
L’esordio è stato positivo (2-0 al Sandefjord) ma siamo soltanto alla prima di campionato e il Rosenborg ha comunque concesso troppo agli avversari. Vedremo pi+ avanti come si svilupperà la gestione della squadra da parte di Johansson.
Ancora Sage
Interessante articolo apparso in settimana su L'Équipe a riguardo della situazione particolare che sta vivendo il tecnico dell’Olympique Lione, Pierre Sage. Del quarantaquattrenne nativo di Lons-le-Saunier ci eravamo già occupati al momento della sua introduzione come tecnico dell’OL (il quarto della stagione) e, successivamente, per raccontare lo splendido percorso che sta avendo alla guida della compagine della regione del Rodano-Alpi.
Il più importante giornale sportivo del Mondo torna ad occuparsi di Sage per una questione particolare, che ci consente di dare un’occhiata alle modalità di formazione dei tecnici di alto livello in Francia. Si perché Sage sta ottenendo i risultati che sta ottenendo pur allenando senza il BEPF (Brevet d'entraîneur professionnel de football), vale a dire il patentino necessario per allenare in Ligue 1.
La Federcalcio francese (FFF) ha intanto scelto i 35 candidati che, dal 3 aprile, stanno sostenendo l’esame di ammissione al prossimo BEPF (10 i posti in palio). Fra i nomi in questione ci sono quelli di Émerse Faé, vincitore dell’ultima coppa d’Africa alla guida della Costa d’Avorio; dell’ex nazionale francese Alou Diarra; dell’ex Monaco e Bordeaux Jaroslav Plašil e di Jacques Abardonado, già allenatore ad interim del Marsiglia. Sage non figura in questo elenco.
Nonostante queste problematiche burocratiche, il francese continua regolarmente ad allenare e a farlo bene. Tanto è vero che il tycoon John Textor, proprietario del Lione, continua a pagare 25.000 euro a partita di ammenda pur di continuare ad avere Sage in panchina.
Detto questo, qualche giorno dopo l’articolo citato in apertura di questo paragrafo, la FFF ha fatto sapere che farà partecipare Sage ad un percorso abilitante facilitato nel corso della prossima estate, della durata di circa due mesi.