Il Napoli vince ma non convince del tutto contro la Fiorentina (nonostante il punteggio finale di 3-0) nella semifinale della Supercoppa…italiana di nome ma d’Arabia de facto. Per conquistare la finale, Walter Mazzarri ha posto definitivamente la parola fine (se mai fosse necessaria una ulteriore conferma) al calcio che, con Luciano Spalletti, aveva portato un anno fa i partenopei a vncere il terzo scudetto della loro storia.
Nel farlo, il tecnico azzurro è ricorso al suo credo tattico, abbandonando l’idea di replicare (in qualche modo) il modello spallettiano per proporre invece la specialità della casa: linea difensiva a cinque, baricentro basso (41.19m sul possesso della Fiorentina) e contropiede.
Grazie anche all’ottima partita dello svedese Jens Cajuste e di Stanislav Lobotka in mezzo al campo, il Napoli è stato equilibrato, riuscendo ad azionare i suoi riferimenti più avanzati (Khvicha Kvaratskhelia, Giovanni Simeone e Matteo Politano) quando si trattava di risalire il campo.
L’allenatore livornese ha dunque derogato con successo dal sistema base 4-3-3 che, dopo l’esperienza di Spalletti, sembrava essere diventato un dogma a Napoli. Tanto è vero che il presidente Aurelio De Laurentiis lo aveva reso una conditio sine qua non per tutti i possibili candidati alla successione sulla panchina napoletana del commissario tecnico degli Azzurri.
Da quando è tornato a Napoli (sostituendo l’esonerato Rudi Garcia) Mazzarri ha cercato come detto di attuare il 4-3-3 e di riproporre il modello di gioco di Spalletti, senza tuttavia riuscirci e dando invece l’impressione di voler praticare un calcio non nelle sue corde. Il Napoli visto a Riyad contro la Viola è stato invece più mazzarriano.
Ora però davanti all’allenatore dei campioni d’Italia si pone un dilemma: continuare sulla nuova (vecchia) strada appena intrapresa, restando nella sua comfort zone o provare a ripartire (ancora una volta) dal 4-3-3?
Domanda interessante, anche perché il mercato del Napoli sta portando in Campania giocatori funzionali al 4-3-3 di cui sopra. Sia Cyril Ngonge che Hamed Junior Traorè sono infatti esterni da 4-3-3 (l’ex Sassuolo potrebbe essere utilizzato anche da alternativa a Piotr Zieliński). Questo però non significa che non possano essere utilizzati in un 3-4-3 come quello visto in Arabia.
Detto che i due giocatori, in questo momento, partono come riserve di Kvaratskhelia e Politano, vedremo come Mazzarri deciderà di utilizzarli e quale vestito tattico l’allenatore darà alla squadra una volta rientrata da Riyad.
Il Re è nudo
La Supercoppa di Spagna (anche questa giocata in Arabia Saudita, of course), conclusasi con l’ampia vittoria del Real Madrid (4-1) ha messo a nudo le difficoltà attuali del Barcellona e, di riflesso, il momento che sta attraversando il suo allenatore Xavi Hernández.
La partita, di per se stessa, è stata una pena per il Barça. La compagine blaugrana è stata in ambasce per tutta la durata dell’incontro. In particolar modo, a venir travolto è stato il centrocampo formato da Frenkie de Jong, Pedri, Ilkay Gündongan e Sergi Roberto, incapace di controllare i colleghi del Real Madrid in situazione di transizione.
Jude Bellingham, Fede Valverde, Aurelien Tchouaméni e Toni Kroos hanno quindi dominato, mostrando una superiorità tecnica e fisica imbarazzante e settando poi gli attacchi alla profondità di Vinícius Jr. e Rodrygo. La mossa di Xavi di spedire Ronald Araújo sulle tracce di Vinícius non ha funzionato per niente: il brasiliano, controllato bene dall’uruguaiano durante precedenti edizioni del Clásico, si è infatti spostato centralmente eludendo la guardia del terzino catalano. Il pressing blaugrana inoltre è del tutto mancato.
Così, davanti ad un Barcellona poco compatto, le merengues hanno potuto fare quello che hanno voluto. Del cruyffismo (fedeltà ai principi del gioco di posizione installato a Barcellona da Johan Cruyff trent’anni fa nel suo ritorno in Catalogna da tecnico) di cui ha parlato Xavi alla vigilia della sfida col Real, non si è vista traccia.
Il Barcellona è parso piuttosto un insieme alquanto sgangherato di giocatori, senza un piano gara efficace al quale affidarsi. Nubi nere si addensano ora sulla testa di Xavi. Fra l’altro, l’uscita dal club dell’ex direttore tecnico Jordi Cruyff priva l’allenatore di un appoggio importante e lo espone ancora di più alla volontà del trio composto dal presidente Joan Laporta, dal direttore sportivo Deco e dal potente procuratore portoghese Jorge Mendes, molto ascoltato in casa blaugrana e che cura gli interessi (fra gli altri) del messicano Rafa Márquez, attuale allenatore in rampa di lancio del Barcellona Atlètic (la squadra filiale del Barça).
Ad oggi comunque il Barcellona è ancora in corsa su tre fronti: Liga, Champions League e Copa del Rey. Le rassicurazioni di Laporta però serviranno a poco se Xavi non riuscirà a dare la sterzata. In questo senso, per prima cosa il quarantatreenne di Terrassa dovrà ritrovare solidità difensiva ad una formazione che l’ha persa strada facendo, con il già citato Araújo in calo e con Jules Koundé e Andreas Christensen in difficoltà.
Nord sud ovest Brest
Dopo aver facilmente sconfitto il Montpellier (2-0) domenica scorsa alla ripresa della Ligue 1 dopo la sosta invernale, il Brest si è issato fino alla terza posizione in classifica. Se il campionato francese finisse oggi la squadra bretone sarebbe qualificata alla prossima Champions League.
Grande artefice di questo momento dei biancorossi è il tecnico Éric Roy. Arrivato a Brest nella scorsa stagione in sostituzione di Michel Der Zakarian (dopo un breve interim di Bruno Grougi) Roy si trovò in eredità una situazione di classifica deficitaria, con la squadra a rischio retrocessione.
La scelta del club bretone (segnatamente del direttore sportivo Grégory Lorenzi) di affidarsi a Roy fece al tempo discutere parecchio. Questo perché il cinquantaseienne nativo di Nizza non allenava da quando, nel 20111, lasciò la panchina della squadra della sua città. I dieci anni seguenti Roy li ha trascorsi lavorando come direttore sportivo sempre con l’OGC Nizza, con il Lens e con il Watford.
Nonostante le perplessità che ne hanno quindi accompagnato l’ingaggio, Roy si è fatto valere rispondendo sul campo. Prima infatti ha portato in salvo il Brest e poi, in questa stagione, si è segnalato sia per i risultati che per il gioco proposto.
Non male per una squadra che la scorsa estate ha comunque visto partire pezzi importanti come l’attaccante Franck Honorat, il difensore Jean-Kévin Duverne e il centrocampista Haris Belkebla.
Roy è ripartito da una squadra estremamente diretto ed estremamente verticale, che punta ad arrivare vicino alla porta avversaria con pochi passaggi. Non a caso, in base ai dati Opta, la media di passaggi effettuati dal Brest ad azione offensiva è fra le più basse della Ligue 1 (3.24).
In fase difensiva poi la squadra bretone è estremamente aggressiva, come dimostra il basso indice PPDA raccolto da Soccerment (9.88). Di questo approccio hanno beneficiato diversi giocatori, a partire dai vari Romain Del Castillo, Kamory Doumbia, Pierre Lees-Melou e Mahdi Camara.
Il Brest inoltre è una squadra molto forte nel gioco aereo e che, di conseguenza, utilizza anche il cross come arma di rifinitura (con 79 è la formazione transalpina a registrare il maggior numero di tentativi riusciti in questo tipo di passaggio) per sfruttare le qualità nel gioco aereo di Martin Satriano, Steve Mounié e Lilian Brassier, anche su calcio piazzato (6 le reti realizzate da situazioni di palla inattiva, escludendo i rigori).
Insomma, a Brest sembrano esserci tutti gli ingredienti per sperare che il sogno europeo (se non proprio quello Champions) continui fino alla fine della stagione. Ci sarà però da resistere a questa sessione di mercato. Già, perché quanto di buono fatto in Bretagna lo si è cominciato a notare nel resto della Francia e anche fuori. Diversi giocatori sono infatti finiti nel mirino di altri club. Il presidente Denis Le Saint è stato categorico nel negare volontà di cessioni per alcuni come Lees-Melou, mentre è parso più possibilista su altri, segnatamente Brassier. Il difensore è cercato dal Monaco e, pare, anche dal Milan e dal Napoli.
Davanti a offerte importanti sarà difficile resistere per il Brest. L’importante sarà comunque non stravolgere la squadra. Sarebbe un peccato rovinare la favola sul più bello.