Le qualificazioni al campionato europeo del prossimo anno hanno lasciato degli spunti interessanti. Purtroppo non tutti positivi. Non si può infatti che annoverare fra le brutte notizie quella relativa all’infortunio subito dallo spagnolo Gavi. Il centrocampista del Barcellona si è infatti rotto il ginocchio, chiudendo anzitempo la stagione e mettendo a repentaglio la sua partecipazione a EURO 2024.
Oltre che rinfocolare le polemiche per l’utilizzo di giocatore chiave in partite inutili (la Spagna era già qualificata) e per un calendario congestionato, l’infortunio accorso a Gavi (alla sua ventunesima partita in tre mesi di stagione) pone una grana ulteriore sulla testa del povero Xavi, allenatore del Barça, che non sta vivendo un momento tranquillo. La stampa catalana infatti ha già dimenticato la vittoria della Liga dello scorso anno, non mancando di puntualizzare le difficoltà attuali dei blaugrana.
Il giornale El Confidencial ha pubblicato un articolo contenente alcuni dati: nelle prime 50 partite da tecnico del Barça, Xavi ha messo insieme 28 vittorie, 11 pareggi e 11 sconfitte. Si tratta del peggior bilancio fra gli allenatori recenti della compagine catalana nelle loro prime 50 panchine con il club. In pratica, Xavi ha fatto peggio dei vari Ronald Koeman, Tata Martino, Ernesto Valverde, Tito Vilanova e Frank Rijkaard.
A questo si aggiunge ora il problema della sostituzione di Gavi, elemento fondamentale per il gioco del Barcellona in entrambe le fasi.
In attesa di un eventuale aiuto dal mercato di gennaio, Xavi dovrà trovare il modo di rimpiazzare uno dei principali costruttori della sua squadra. Sulla carta, dovranno essere soprattutto Frenkie de Jong, Pedri e Ilkay Gündogan a farsi carico delle funzioni svolte in campo dal diciannovenne andaluso (l’olandese e lo spagnolo fra l’altro hanno avuto problemi fisici quest’anno). Vedremo come, dato che tutti e tre sono più delle mezzali (di varia natura) più che dei play con attitudine a giocare davanti alla difesa.
Tutto ciò, sempre che Xavi non decida di rivolgersi ai canteranos, in particolare a Unai Hernández e Aleix Garrido. Il primo è un interno d’attacco, con caratteristiche tali da poter essere impiegato anche come esterno. Il secondo è invece è una mezzala più di possesso.
Difficile (ma non impossibile) una loro promozione a titolari, ma entrambi potrebbero trovare spazio nelle rotazioni in mediana.
Ancora una volta
Fra le qualificate a EURO 2024 è da segnalare anche la Repubblica Ceca. I Cechi hanno sconfitto 3-0 la Moldova che, pur ridotta in dieci, ha giocato bene, sfiorando (almeno in parità numerica) una vittoria che avrebbe consentito alla squadra di raggiungere un grande torneo per la prima volta nella sua storia.
Al termine dell’incontro comunque il commissario tecnico della Repubblica Ceca, Jaroslav Šilhavý, ha annunciato le proprie dimissioni. Le motivazioni sono sia tecniche che extra campo. Per quanto riguarda queste ultime, ha fatto rumore a Praga il fatto che, a 48 ore dal match decisivo, tre giocatori (Jakub Brabec, Jan Kuchta e Vladimír Coufal) abbiano passato la serata in una discoteca di Olomuc.
A questo si aggiunga il faticoso cammino della squadra, finita soltanto seconda in un non irresistibile gruppo vinto dall’Albania.
Detto questo, Šilhavý lascia comunque in eredità al suo successore una qualificazione che segnerà l’ottava partecipazione consecutiva della nazionale ceca ad un Europeo.
I problemi di Diniz…
La sentitissima sfida sudamericana fra Brasile e Argentina, valevole per le qualificazioni ai Mondiali del 2026, non ha tradito le attese: poco spettacolo e tanti scontri al limite del regolamento, come si conviene ad un vero e proprio derby.
Dal punto di vista di quanto visto in campo, si deve annotare la terza sconfitta consecutiva del Brasile in un girone di qualificazione ai Mondiali: si tratta di un record negativo per una nazionale che mai aveva subito tre battute d’arresto di seguito. Quella patita al Maracanã è stata inoltre la quinta partita persa su nove disputate dalla Seleçao quest'anno.
La nazionale verdeoro evidenzia difficoltà sia in fase difensiva (22 tiri concessi alla Colombia nella sconfitta precedente) che in quella offensiva.
Non si vede ancora il gioco e quindi (dato che tutto il mondo e Paese e che il Brasile assomiglia all’Italia più di quanto si pensi) gli strali della critica si sono rivolti verso l’allenatore Fernando Diniz (artefice del miracolo Fluminense) e verso Ednaldo Rodrigues, presidente della Confederação Brasileira de Futebol (CBF), reo di aver scelto un tecnico ad interim (in attesa dell’arrivo di Carlo Ancelotti) per il dopo Tite.
Non a caso si parla già di possibile esonero per il tecnico. Ma è davvero tutta colpa di Diniz? Tanto per cominciare, il Brasile attuale è privo (per infortunio) di tre giocatori fondamentali come Neymar, Vinicius Junior e Casemiro. La stellina Endrick ha le stimmate del campione, ma ha solo diciassette anni.
Soprattutto, i calciatori della nazionale sono abituati ad un calcio posizionale, di stampo europeo, imparato negli anni trascorsi a giocare nei vari campionati del Vecchio Continente. Non è facile per loro adattarsi al modello funzionale proposto da Diniz. Non a caso spesso si vedono giocate più europee, come la ricerca del lato debole con quello forte congestionato da troppi giocatori.
Riconvertire i calciatori ad un approccio sudamericano non è facile. Proprio quest’ultimo sarà il problema più grande che Diniz lascerà in eredità a Ancelotti qualora il brasiliano dovesse essere confermato per le prossime due uscite della Seleçao, in programma il prossimo marzo contro l'Inghilterra e contro la Spagna.
…e quelli di Nagelsmann
Altra partita interessante di questa sosta internazionale è stata l’amichevole che ha visto la Germania impegnata in Austria. Partita che è stato dominata dagli austriaci, anche prima che la nazionale tedesca fosse ridotta in dieci uomini dall’espulsione di Leroy Sané.
Fra l’altro, secondo la stampa austriaca poco dopo il cartellino rosso del giocatore del Bayern il tecnico della Germania Julen Nagelsmann avrebbe chiesto al proprio portiere (Kevin Trapp) di simulare un intervento per concedersi un break tattico in modo da risistemare la squadra in campo.
Al di là di questo espediente, la partita di Vienna ha confermato le difficoltà attuali della nazionale teutonica. Gli Austriaci sono stati ben lieti di lasciare il possesso ai Tedeschi, giocando però un calcio più verticale e pericoloso.
Il risultato finale rispecchia quanto visto in campo. Il maestro Ralf Rangnick ha avuto la meglio sul suo antico allievo Nagelsmann, finito nel mirino della critica anche per le scelte di formazione inziali, da quella di panchina Joshua Kimmich a quella di utilizzare Kai Havertz come quinto a tutta fascia nel 3-4-1-2 di partenza utilizzato dalla Germania.
La posizione e le funzioni da assegnare al giocatore dell’Arsenal sono da mesi oggetto di discussione fra tifosi e media. Il tentativo di Mikel Arteta di riconvertire il giocatore in una mezzala con l’Arsenal non ha per ora dato esiti positivi. L’esperimento in nazionale contro l’Austria nemmeno.
Ad oggi l’ex Chelsea è ancora un esterno d’attacco che può giocare da numero 10 o da centravanti associativo. Il fatto comunque che si discuta di come utilizzare al meglio un giocatore come Havertz (valido sì, ma non un campione) spiega bene come i problemi dei quattro volte campioni del Mondo riguardino anche le difficoltà nel produrre giocatori di alto livello, soprattutto in avanti.