Una brutta Under 21
Analisi della sfida fra Italia e Francia e di alcune notizie recenti di mercato.
La partita d’esordio dell’Italia Under 21 all’Europeo di categoria (in corso in Georgia e Romania) si è risolta in una sconfitta ad opera della Francia.
Sconfitta a dir la verità immeritata, in quanto condizionata da episodi mal interpretati da una disattenta terna arbitrale, per di più sprovvista sia di Var che di goal line technology.
Premettendo che è inammissibile, nel 2023, disputare un torneo di questo livello senza più l’ausilio della tecnologia, è altrettanto vero che gli azzurrini non hanno disputato una grande partita. Come, d’altra parte, non all’altezza delle attese è stata la prestazione dei Bleuets.
Il 3-5-2 di partenza con il quale si è allineata la squadra di Nicolato era impostato su una difesa a tre composta da Caleb Okoli, Lorenzo Pirola e Giorgio Scalvini, con Raoul Bellanova e Destiny Udogie da quinti; una mediana con Samuele Ricci, Nicolo Rovella e Sandro Tonali; una prima linea che vedeva impegnati Pietro Pellegri e Nicolò Cambiaghi.
Di contro, Sylvain Ripoll schierava i suoi rinunciando in partenza al talento di Rayan Cherki a favore di un centrocampo formato da Manu Koné, Maxence Caqueret e Khéphren Thuram.
La Francia teneva il controllo del pallone ma non produceva granché. Quando poi era l’Italia a manovrare, i francesi si dimostravano passivi in una fase di non possesso orientata più che altro a chiudere le linee di passaggio centrali. In questo modo Bellanova e Udogie si trovavano ad avere campo davanti.
Ma il possesso italiano era altrettanto inconcludente, troppo legato ai tre difensori centrali e con enormi difficoltà nel mettere in moto la linea mediana.
Per quasi tutta la partita la squadra di Nicolato non è stata in grado di superare il blocco difensivo avversario. Le uniche occasioni pericolose prodotte dagli Azzurrini sono venute da calcio piazzato, grazie soprattutto all’abilità in battuta di Tonali. Non a caso il gol di Pellegri (che pareggiava l’iniziale vantaggio francese realizzato da Arnaud Kalimuendo) scaturiva proprio a seguito di un perfetto assist su punizione prodotto dall’ormai ex milanista.
Peccato per l’Italia che uno sbandamento difensivo (culminato nell’errore finale di Udogie) finisse per consegnare nella ripresa a Bradley Barcola la palla della vittoria.
La squadra di Nicolato cambiava marcia soltanto negli ultimi dieci minuti di partita, quando il commissario tecnico azzurro inseriva Fabio Miretti e Matteo Cancellieri, che si andavano ad aggiungere a Wilfried Gnonto, entrato nell’intervallo al posto di Cambiaghi.
È solo a partire dal quel momento che la formazione italiana cominciava ad esprimersi in modo accettabile, esaltando ulteriormente le qualità del portiere transalpino Lucas Chevalier (in particolare sulla tripla conclusione di Miretti, Ricci e Cancellieri).
Al netto del controverso episodio finale (sul colpo di testa di Bellanova) che avrebbe consegnato all’Italia un comunque meritato pareggio, resta da chiedersi se la squadra azzurra stia effettivamente sfruttando tutto il proprio potenziale.
La difesa a tre toglie un uomo davanti, dove l’Italia ha qualità. Il centrocampo, come detto, non è messo in condizione di essere determinante. Il livello di gioco proposto non è in linea con il materiale umano a disposizione.
Alla fine, gli unici soddisfatti della prova dell’Italia possono essere i tifosi del Newcastle, che hanno visto un ottimo Tonali. Questo non soltanto nel calciare da fermo, ma anche nel suo proporsi in avanti, con il movimento di Rovella ad abbassarsi in costruzione che liberava il neo acquisto dei Magpies. Una soluzione che però l’Italia non riusciva a utilizzare in modo efficace.
Uno spagnolo a Marsiglia
Al termine di un processo di selezione piuttosto lungo e che, in prima battuta, sembrava essersi deciso in favore di Marcelo Gallardo (prima del rifiuto dell’argentino ex River Plate), la dirigenza dell’Olympique Marsiglia ha alla fine optato per la soluzione Marcelino García Toral come nuovo allenatore.
Il cinquantasettenne spagnolo succede così a Igor Tudor, che ha lasciato la Provenza dopo appena una stagione. Per l’OM si tratta del quarto allenatore iberico della propria storia, dopo Luis Miro (1962-63), Javier Clemente (2000-01) e Míchel (2015-16).
A favorire l’arrivo di Marcelino a Marsiglia la lontana ammirazione che Pablo Longoria, dirigente dei marsigliesi, ha verso l’ex tecnico del Villareal, al quale è accomunato dalle stesse origini asturiane e dall’esperienza lavorativa al Valencia.
E così Marcelino diventa il quinto tecnico dell’OM nell’era Frank McCourt, dopo i vari Rudi Garcia, André Villas-Boas, Jorge Sampaoli e appunto Tudor. Lo spagnolo allena da molto tempo, avendo toccato (oltre a Valencia e Villareal) anche le piazze di Huelva, Santander, Saragozza, Siviglia e Bilbao, con fortune alterne.
Dal punto di vista tattico siamo agli antipodi rispetto a Tudor. Mentre infatti il croato predilige un impianto di gioco incentrato sul marcamento individuale a tutto campo e su una forte pressione in avanti, l’allenatore iberico è un sostenitore del 4-4-2 a zona. L’unico tratto comune fra i due è rappresentato dalla richiesta di alta intensità.
Del gioco di Marcelino avevamo già scritto tempo fa quando il suo nome è uscito come possibile candidato non solo per la panchina del Marsiglia, ma anche per quella del Napoli.
All’interno del contesto tattico prediletto dallo spagnolo non è dunque da escludere una proposta di gioco che parta da una compresenza in attacco di Alexis Sanchez e Vitinha.
Per quanto concerne il resto della squadra, la stampa francese in queste ore ha rilanciato l’ipotesi di una cessione di Mattéo Guendouzi al West Ham. Si tratterebbe di una grave perdita dal punto di vista tecnico, con l’ex Arsenal che sarebbe un buon innesto per la mediana di Marcelino.
Impiegato spesso da secondo trequartista da Tudor, Guendouzi ha comunque confermato le sue qualità difensive, come dimostra il dato relativo ai tackle vinti in Ligue 1 (61.9%).
A dare supporto in mezzo alla coppia composta da Jordan Veretout e Valentin Rongier potrebbe arrivare Geoffrey Kondogbia, già con Marcelino a Valencia fra il 2017 ed il 2019.
Et voilà Marcus Thuram!
Il nazionale francese Marcus Thuram, dopo aver rifiutato la corte del Psg, ha infine deciso di accasarsi all’Inter, che ha superato la concorrenza diretta del Milan.
A favorire la scelta dei nerazzurri sembra aver contribuito anche la garanzia ottenuta dal club di impiegare l’ex Borussia Mönchengladbach da attaccante, mentre in rossonero (così come a Parigi) sarebbe stato utilizzato verosimilmente da esterno.
Proprio da attaccante centrale Thuram è esploso in Germania. Nell’ultima Bundesliga il figlio di Lilian (ex difensore di Parma e Juventus) ha realizzato 13 reti, anche se da un dato di 16.02 expected goals.
Arrivato al Borussia-Park nel 2019 per giocare sulla sinistra, con la partenza di Marco Rose e l’arrivo in panchina di Adi Hütter (2020-21) Thuram è stato spostato al centro. Posizione poi confermata dal tecnico di quest’anno, Daniel Farke.
Prodotto del settore giovanile del Sochaux, il venticinquenne nativo di Parma si è rivelato come tiratore: con 44 tiri nello specchio della porta avversaria Thuram è infatti il miglior giocatore del campionato tedesco in questa graduatoria, insieme a Marvin Ducksch (Werder Brema).
In una squadra come l’Inter, diventata quest’anno un po’ più verticale, le qualità di Thuram potrebbero venir esaltate ulteriormente. Il francese è infatti abile ad attaccare la profondità, riuscendo a far risalire campo alla propria squadra. Questo tratto del suo gioco è evidenziato dal dato degli expected threat (xT) su corsa, che risulta essere il terzo nella Bundesliga (2.14).
In questo senso, senza eventualmente più avere a disposizione Romelu Lukaku, Simone Inzaghi potrà comunque contare su un riferimento avanzato in grado di dare profondità all’Inter, permettendo ai nerazzurri di giocare in modo ancor più diretto.
Per quanto riguarda le possibilità associative della coppia formata da Lautaro Martínez e da Thuram, l’ex Borussia l’anno scorso è stato il secondo giocatore della sua squadra per uno-due aperti (12).
Come valutare dunque l’operazione Thuram? Sulla carta, tenuto conto anche del fatto che è arrivato a zero, si tratta di un buon acquisto per l’Inter. Sarà poi il campo (come sempre) a dare una risposta definitiva.