Walterone di nuovo a Napoli
L'analisi del ribaltone che ha visto De Laurentiis cambiare allenatore.
La sconfitta in casa subita ad opera dell’Empoli (0-1) è stata alla fine la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Aurelio De Laurentiis, spazientito dall’andamento della stagione e, forse, impaurito dalla possibilità di vedere la sua squadra fuori dalle prime quattro posizioni al termine del campionato, ha deciso di provare a raddrizzare la situazione esonerando Rudi Garcia.
In pratica, Adl ha fatto in questa sosta quello che non è riuscito a fare nell’altra, quando cercò invano di convincere Antonio Conte a prendere il posto di un Garcia palesemente sfiduciato dalla società.
Sui problemi che hanno accompagnato la gestione del francese abbiamo già scritto qui, proprio analizzando la gestione della situazione da parte di De Laurentiis durante la pausa di ottobre.
Che la missione di Garcia non fosse facile, si sapeva. Sostituire in campo e nello spogliatoio Luciano Spalletti, l’allenatore che ha riportato a Napoli lo scudetto dopo trentatré anni, era un’impresa improba. Tanto è vero che altri (Luis Enrique, Thiago Motta) hanno rifiutato la sfida prima che avvenisse il matrimonio fra Adl e Garcia.
Allo stesso tempo, che l’ex allenatore della Roma potesse non essere l’uomo più adatto a sostituire Spalletti era parso evidente fin da subito a tutti. A tutti tranne che al proprietario del Napoli, per il quale l’unico criterio di scelta per il successore dell’allenatore campione d’Italia consisteva nel giocare col 4-3-3. Troppo diverso era il calcio predicato dal nuovo commissario tecnico della Nazionale italiana rispetto a quello più verticale e diretto proposto dal francese.
Anche se alcuni numeri fra il Napoli dell’anno scorso e quello di quest’anno sono simili (e di questo parleremo più avanti) andando più in profondità si conferma come Garcia abbia destrutturato la fase offensiva della squadra di Spalletti.
La compagine partenopea fa molta più fatica a prendersi tiri ad alta percentuale di realizzabilità e il gioco meno fluido e corale del francese ha in qualche modo finito per ‘normalizzare’ alcuni giocatori che l’anno scorso, nell’impianto spallettiano, avevano overperformato.
Il gioco di Spalletti inoltre era molto più associativo e funzionale rispetto a quello più semplice utilizzato da Garcia. La fascia sinistra della squadra, vero punto di forza fin dai tempi di Maurizio Sarri (pur con altri giocatori) ha subito un drastico ridimensionamento, con Kvicha Kvaratskhelia che finiva per agire in zona più centrale e con Mathías Olivera promosso titolare per garantire ampiezza e compensare così il movimento all’interno dell’ala georgiana.
Tutti questi fattori hanno poi contribuito alla rottura dei rapporti fra Garcia e parte di uno spogliatoio formato da calciatori che devono la loro esplosione dello scorso anno al modello di gioco utilizzato da Spalletti.
Si è così via via consumato il rapporto fra Garcia e Napoli (società, squadra e, in mancanza di risultati apprezzabili, anche città), arrivando fino al cambio di guida tecnica.
Cosa dicono i dati?
Per comprendere meglio l’andamento del Napoli con Garcia ci siamo rivolti a AIDA (A.I. Data Analyst), la nuova app di intelligenza artificiale di Soccerment.
Per saperne di più sull’app in questione vi invitiamo a leggere questo contributo. Ad AIDA abbiamo chiesto un confronto fra il Napoli dello scorso anno e quello visto all’opera con Garcia in questa stagione. Anche se il numero di partite giocate è diverso, la risposta è stata comunque interessante. La riportiamo di seguito per intero, così come ricevuta.
Il Napoli di Garcia nel 2023 si posiziona al quarto posto in termini di punti con 21, ma secondo le aspettative (xPoints) dovrebbe trovarsi al terzo posto con 24.99, suggerendo una leggera sottovalutazione delle loro prestazioni. In confronto, il Napoli di Spalletti nel 2022 ha dominato la classifica sia per punti reali (90) che per xPoints (78.38), indicando un'effettiva sovraperformance.
**Analisi Offensiva**:
Il Napoli di Garcia ha segnato 24 gol, in linea con il loro xG di 24.66, e si trova al secondo posto per entrambi gli indicatori. Tuttavia, il loro npxG per tiro è di 0.09, sotto la media, posizionandoli al 14° posto, il che potrebbe indicare una minore qualità delle occasioni create. Hanno un forte impatto nelle azioni di contropiede, con il 9.06% del loro npxG derivante da queste situazioni. In termini di stile, il Napoli di Garcia privilegia il gioco palla a terra con il minor numero di lanci lunghi (8.54% del totale dei passaggi) e mostra una propensione per il gioco combinato con 3.42 combinazioni di uno-due per 90 minuti.
Il Napoli di Spalletti nel 2022 ha mostrato una maggiore efficacia nei calci piazzati, con il 22.88% del loro npxG proveniente da queste situazioni. Il loro npxG per tiro era più vicino alla media (0.1), riflettendo una qualità delle occasioni leggermente migliore. Lo stile di gioco era simile, con un'enfasi sul possesso palla e un basso tasso di lanci lunghi (7.69%).
**Analisi Difensiva**:
Defensivamente, il Napoli di Garcia ha un xGA di 10.22, classificandosi terzo, ma mostra vulnerabilità sui calci piazzati, con il 23.46% del loro xGA proveniente da queste situazioni. Il loro stile difensivo è aggressivo, con il miglior GPI della lega e un'intensa pressione alta, come evidenziato dal loro PPDA di 10.35, il più basso della lega.
Il Napoli di Spalletti nel 2022 ha avuto un xGA di 31.25, ma ha mostrato una maggiore solidità contro i contropiedi e i calci piazzati. Il loro stile difensivo era simile, con un'intensa pressione alta e un'efficace capacità di recuperare palla nelle zone offensive.
In conclusione, il Napoli di Garcia sembra mantenere un approccio aggressivo e orientato al possesso palla simile a quello di Spalletti, ma con una minore efficacia nei calci piazzati e una qualità leggermente inferiore nella creazione di occasioni da gol. Difensivamente, entrambe le squadre mostrano un approccio simile, ma con Garcia che deve ancora affinare la solidità su situazioni statiche.
È tornato Mazzarri
Al posto del francese la scelta di De Laurentiis è stata ancora una volta a sorpresa. Scartato per motivi forse tattici, forse contrattuali (o forse entrambi) Igor Tudor, Adl ha deciso di affidarsi ad un tecnico che conosce già la piazza come Walter Mazzarri.
Una decisione che ha destato non poche perplessità. Le ultime esperienze in panchina del tecnico toscano infatti (Inter, Watford, Torino e Cagliari) non sono state certo memorabili. In pratica l’ultima annata buona di Mazzarri in panchina è stata nel 2019, quando guidò il Tirino al settimo posto in classifica. L’anno seguente però l’avventura si concluse prematuramente con la squadra dodicesima.
Che Mazzarri si dovranno attendere i tifosi del Napoli? Quello legato ad un gioco di forte pressione in avanti (come visto col Torino) e con una struttura piuttosto rigida o uno dal modello più fluido, maggiormente contemporaneo e più simile a quello spallettiano?
A sentire la recente intervista rilasciata dal tecnico al Corriere dello Sport Mazzarri nel periodo di sosta forzata dopo Cagliari avrebbe studiato e si sarebbe aggiornato.
Il campo dirà. Certo Mazzarri sembra orientato ad abbandonare la sua tradizionale difesa a tre per abbracciare quel 4-3-3 che, fin dall’uscita di scena di Spalletti, De Laurentiis ha posto come conditio sine qua non per allenare il Napoli (come ricordato in apertura di newsletter). Vedremo. L’inizio non sarà facile, con le partite contro Atalanta, Real Madrid, Inter e Juventus che attendono i partenopei al rientro dalla sosta.
Dalla Svezia con amore
Si è conclusa l’Allsvenskan, il massimo campionato svedese, che ha visto prevalere il Malmö di Henrik Rydström. Senastian Nanasi, del quale avevamo già parlato in questa newsletter, è stato nominato miglior giocatore del torneo.
Con una media di oltre 10.000 spettatori a partita, i fari puntati sul gioco dei nuovi campioni e le proposte di gioco presentate anche da altre squadre (per non parlare dei giocatori messisi in mostra) l’Allsvenskan è davvero un campionato in ascesa.