Davide Nicola è sulla strada giusta per ripetersi. Chiamato lo scorso gennaio al capezzale di un Empoli derelitto, il tecnico piemontese ha infatti risollevato l’undici toscano, rimettendolo in corsa per la salvezza.
Del lavoro che Nicola e il suo staff stanno facendo in Toscana si è recentemente occupato anche The Athletic. Risultati non da poco per un allenatore che, appena arrivato nel club empolese, si è visto privare del suo giocatore di maggior talento (quel Tommaso Baldanzi ceduto alla Roma) per vederlo sostituito con Alberto Cerri e M'Baye Niang.
Il primo, in prestito dal Como, è un attaccante che in Serie A ha sempre fatto fatica. Di Niang invece si erano perse le tracce (era finito in Turchia all’'Adana Demirspor).
Nonostante tutte queste difficoltà, Nicola ha saputo imprimere la svolta sia da un punto di vista psicologico che tattico, trovando in entrambe le situazioni grande disponibilità da parte del gruppo. Sotto quest’ultimo aspetto l’ex giocatore del Genoa e del Torino ha modificato l’assetto degli azzurri, introducendo la difesa a tre e proponendo un calcio più attento alla fase difensiva.
In fase offensiva poi la formazione azzurra è diventata oggi particolarmente temibile qunado può attaccare in campo aperto.
Con questo approccio l’Empoli ha infilato una striscia di risultati positivi, con anche due clean sheet registrati contro Monza e Genoa, esaltando le qualità di alcuni interpreti, a partire da Piotr Żurkowski. Il polacco risorge calcisticamente ogni volta che indossa l’azzurro empolese.
Nel caso in cui Nicola riuscisse a centrare la salvezza, dovrebbe scattare l’opzione di rinnovo.
Questo darebbe a Nicola la possibilità di partire l’anno prossimo dall’inizio della stagione. Un evento di raro nella carriera del cinquantunenne di Luserna San Giovanni. Questo perché molti, nell’ambiente calcio, lo hanno etichettato come tecnico da salvezze impossibili, da chiamare a stagione in corso. Una definizione riduttiva per uno degli allenatori più preparati nel panorama calcistico italiano.
Basti pensare al fatto che, nell’anno della ormai famosa salvezza ottenuta alla guida del Crotone (2016-17) Nicola aveva presentato un assetto offensivo 4-2-2-2 con i due laterali di centrocampo posizionati nei mezzi spazi.Tutto ciò in un periodo storico nel quale di mezzi spazi in Italia parlavano in pochi.
Il tutto per dire che, anche se non è andato benissimo nella precedente esperienza nella quale è partito dall’inizio (con la Salernitana), Nicola merita di cominciare a lavorare fin dall’estate con un progetto tecnico valido.
Il senso della fluidità
Si parla spesso di fluidità posizionale o, in generale, di fluidità a livello offensivo. Da questo punto di vista le squadre più evolute sul piano tattico tendono a variare la loro struttura di partenza per andare a creare problemi agli avversari attraverso la creazione di determinati patterns funzionali alla manipolazione del sistema difensivo affrontato.
È, questo, quanto ha cercato di fare anche la Juventus nell’ultima partita di campionato, quella vinta all’ultimo secondo in casa contro il Frosinone. Tuttavia, in questa circostanza si sono spesso viste situazioni di gioco rispetto alle quali è lecito domandarsi se i giocatori coinvolti in fase di possesso siano stati utilizzati per svolgere funzioni corrette, in accordo cioè con le loro caratteristiche tecniche. A questo proposito è interessante ad esempio far notare quanto avvenuto sul lato destro del campo.
In questa zona infatti la squadra bianconera andava spesso a costruire passando per Federico Gatti. Non a caso, in base ai dati prodotti da Fbref, il centrale bianconero (che in possesso diventava il terzino di una difesa a quattro) ha registrato ben 81 tocchi di palla, con 76 passaggi provati.
Anche se, alla fine, Gatti è risultato il secondo giocatore juventino in partita per numero di passaggi progressivi (4, uno in meno di Carlos Alcaraz) viene da chiedersi se sia corretto tecnicamente utilizzare il numero 4 da primo costruttore. Così come è altrettanto interessante porsi un quesito sul senso di allargare Weston McKennie, con l’americano che finiva spesso nella stessa zona di Andrea Cambiaso.
La fluidità non deve essere fine a stessa, ma volta appunto a mettere i giocatori nelle condizioni migliori per poter performare in modo adeguato.
Per approfondimenti tattici sulla Juve consiglio di seguire il canale Twitch di Antonio Corsa.
Pellegrini di nuovo al centro del progetto
Fra i giocatori che hanno beneficiato della cura De Rossi c’è sicuramente Lorenzo Pellegrini. Da quando infatti l’ex capitan futuro si è seduto sulla tolda di comando, i giallorossi hanno cambiato marcia sotto il profilo della proposta di gioco. Certamente, ci sono alcuni aspetti che devono essere ancora migliorati (per un’analisi più approfondita della squadra di DDR, a livello tattico e di dati, vi rimando all’ultima puntata de Il Terzo Uomo) ma la compagine capitolina ha ora un’idea di gioco anche in fase di possesso, non lasciando che quest’ultima sia demandata soltanto a contropiedi lunghi e alle situazioni da palla inattiva, come invece avveniva sotto la precedente gestione tecnica.
Con il nuovo corso, il numero 7 romanista è tornato centrale nello sviluppo della manovra. Per a comprendere meglio l’apporto dato da Pellegrini con De Rossi rispetto a quanto avveniva con José Mourinho, mi sono fatto aiutare dai ragazzi di Soccerment.
In base alla grafica da loro prodotta (precedente la sfida con il Monza), Pellegrini ha leggermente diminuito il numero di tocchi di palla all’interno dell’area avversaria, ma ha migliorato tutti i suoi dati sia in fase di possesso che in quella di non possesso.
Se a questi dati aggiungiamo la rete realizzata ieri (che porta il totale a 4 sotto la nuova gestione) ci rendiamo facilmente conto di quanto Pellegrini sia ormai un elemento fondamentale per la nuova Roma di De Rossi.
Un danese alla conquista della Svezia
Avevamo parlato di questa ipotesi qualche settimana fa. Ora è arrivata anche l’ufficialità: Jon Dahl Tomasson è il nuovo commissario tecnico della nazionale svedese. Si tratta del primo allenatore straniero (l’ex attaccante del Milan è danese) ad allenare i Blågult.
Una scelta che ha fatto discutere, anche per motivazioni storiche e politiche. Al di là di queste considerazioni, l’aspetto che qui più ci interessa è invece di ordine tattico: come giocherà la Svezia di Tomasson? Nella vita infatti, come noto, esistono solo tre certezze: la morte, le tasse e la Svezia che gioca con il 4-4-2…
Il nuovo commissario tecnico derogherà dal classico sistema con due linee da quattro? Molto dipenderà dal blocco di giocatori al quale deciderà di affidarsi. In passato, a parte Blackburn, l’altra grande esperienza di Tomasso come allenatore è stata con il Malmö, che il danese ha guidato alla vittoria in due campionati e portato fino alla fase a gironi di Champions.
Sotto Tomasson Di blåe si caratterizzavano per una forte intensità nel pressing e per una fluidità offensiva che derogava da quel 4-4-2 piuttosto scolastico che si vede quando si osserva all’opera la nazionale svedese. Vedremo dunque se il quarantasettenne allenatore di Copenaghen resterà fedele alla tradizione tattica del Paese scandinavo o se, invece, proverà a cambiare qualcosa.