Uscito di scena José Mourinho, Tiago Pinto ha deciso di lasciare in eredità (il general manager è uscito dal club al termine di questa sessione di mercato) una rosa dai costi contenuti.
Al profilo di Dean Huijsen (che ha già esordito con i giallorossi) il dirigente portoghese ha infatti aggiunto Angeliño e Tommaso Baldanzi. Tutte operazioni che si possono tranquillamente definire economiche per i parametri attuali del calcio.
Fra queste, quella più interessante è certamente quella che porta a Roma Baldanzi. Stiamo infatti parlando di uno dei talenti più cristallini del panorama italiano. Come andrà a inserirsi nella nuova Roma affidata a Daniele De Rossi? Che impatto avrà in una nuova realtà, infinitamente più grande e più complessa di quella che ha lasciato (Empoli)?
Vediamo di analizzare da vicino questo matrimonio fra il ragazzo (classe 2003) e la sua nuova squadra.
Come DDR potrebbe utilizzare Baldanzi
Dal punto di vista tecnico Baldanzi rappresenta quasi un panda calcistico, una figura in via di estinzione: quella del trequartista. In un periodo in cui la trequarti tende ad essere svuotata e riempita con giocatori che arrivano da altre posizioni, Baldanzi rappresenta invece il classico numero 10 di una volta, eccellente nel cucire il gioco in zona di rifinitura ma anche nell’andare a concludere direttamente l’azione.
Per le sue qualità, soprattutto a livello di dribbling nello stretto, Baldanzi sembra un fit ideale per un contesto come quello che De Rossi sta cercando di costruire a Roma, vale a dire con una proposta di gioco posizionale orientata al controllo della partita tramite il possesso e il baricentro alto.
Tatticamente De Rossi dovrebbe utilizzare il suo nuovo giocatore proprio da trequartista in un sistema base 4-2-3-1.
È chiaro che il legame tecnico che Baldanzi (giocatore altamente associativo) andrà a creare con Paulo Dybala rappresenta il motivo di maggior hype legato a questa operazione.
Entrambi sono giocatori di piede sinistro anche se, rispetto all’argentino (e alla stragrande maggioranza dei calciatori mancini) l’ex empolese non è monopiede, avendo dimostrato di saper utilizzare il destro non solo per la proverbiale salita sull’autobus.
Con un Dybala che tende a muoversi sul centro-destra (nel mezzo spazio adiacente la posizione di partenza da attaccante destro che De Rossi gli ha cucito addosso) Baldanzi non dovrebbe avere problemi di convivenza, dato che l’ex empolese tende a muoversi prevalentemente nei corridoi centrali del campo.
I due insomma non dovrebbero pestarsi i piedi occupando le medesime zolle del terreno di gioco. Potrebbero invece dare vita a interessanti combinazioni funzionali a consentire alla Roma di superare quei blocchi bassi che, in questa primissima parte della gestione DDR, hanno rappresentato un ostacolo allo sviluppo di una efficace manovra da parte giallorossa.
Qualora poi De Rossi volesse utilizzare Baldanzi e Dybala con una mediana tre, ecco che una possibile soluzione potrebbe essere il 4-3-2-1 con i due fantasisti a ridosso di Romelu Lukaku e con Lorenzo Pellegrini mezzala.
Eventuali difficoltà
Detto che il cambio di modello di gioco, col passaggio ad una squadra che tende a giocare con baricentro avanzato, non potrà che giovare a Baldanzi (maggiormente a suo agio con meno campo da dover risalire) il grosso punto interrogativo riguarda le condizioni fisiche del giocatore.
Finora quest’anno il giocatore è stato infatti limitato ad appena 774 minuti in campionato a causa di diversi infortuni. Per la Roma si tratta quindi dell’ennesimo giocatore in rosa ad avere una storia di problemi fisici alle spalle. Se pensiamo che un altro di questi giocatori è proprio Dybala, viene da chiedersi se e quante volte sarà possibile vedere contemporaneamente in campo i due.
Le sue condizioni di forma saranno probabilmente un argomento di discussione nei prossimi mesi a Roma.
Per saperne di più sul passaggio di Baldanzi alla Roma e per avere una analisi degli altri movimenti di mercato potete ascoltare l’ultima puntata de Il Terzo Uomo.
Roberto d’Arabia
È terminata agli ottavi di finale l’avventura dell’Arabia Saudita nella coppa d’Asia che si sta attualmente svolgendo in Qatar. La nazionale guidata da Roberto Mancini è stata infatti eliminata dalla Corea del Sud dopo i calci di rigore.
Una sconfitta che ci stava, dato che la compagine sudcoreana è fra le favorite per la vittoria finale insieme a Giappone, Australia e Iran.
La squadra di Jürgen Klinsmann ha gestito il possesso (55%) cercando di trovare spazio all’interno della struttura difensiva predisposta da Mancini. Tuttavia, per buona parte della gara la Corea ha creato poco e nulla per impensierire il portiere saudita Ahmed Al-Kassar.
In avanti Son Heung-Min è stato controllato bene dai Green Falcons e non sempre supportato dai suoi compagni di squadra. Dall’altro lato del campo i tre difensori schierati da Klinsmann (Kim Young-Kwon, Jung Seung-Hyeon e Kim Min-Jae) riuscivano a gestire le transizioni avversarie.
I Sauditi (che nel primo tempo avevano colpito due legni in un’unica azione) vanno in vantaggio a inizio ripresa dopo una ottima azione collettiva conclusa efficacemente da Abdullah Radif, un 2003 mandato in campo nel secondo tempo da Mancini.
Pian piano però il possesso palla coreano aumenta e la nazionale di Klinsmann riesce ad abbassare la squadra di Mancini, cominciando anche a mettere dentro l’area diverse palle laterali: saranno 23 in totale a fine gara, con 6 provate da Lee Kang-in (4 riuscite).
Da una di queste situazioni viene, in pieno (lunghissimo) recupero la rete del pareggio segnata da Cho Gue-sung. Da lì poi i supplementari (con l’Arabia ormai allo stremo delle forze e con la Corea che invece premeva sempre di più) e poi l’esito finale con i tiri dagli undici metri.
Alcuni analisti hanno criticato la decisione di Mancini di sostituire Salem al-Dawsari, imputando al tecnico italiano un atteggiamento troppo conservativo.
Al netto di queste considerazioni la questione è che, da un certo punto in poi dell’incontro, è venuto fuori il maggior tasso tecnico della Corea, che ha stretto alle corde gli avversari costringendo Al-Kassar e la difesa saudita agli straordinari. La partita poteva quindi chiudersi a favore degli uomini di Klinsmann già prima dei rigori.
Ora il lavoro che attende Mancini riguarderà le qualificazioni per la coppa del Mondo 2026 e la prossima coppa d’Asia, che l’Arabia Saudita ospiterà nel 2027.
Young Blood
La prossima estate dovrebbe essere molto movimentata per quanto riguarda i cambi di allenatore (‘valzer delle panchine’ è già stato detto?).
Questi cambiamenti riguarderanno anche le big: cambierà il Liverpool dopo l’annuncio dell’addio da parte di Jürgen Klopp; cambierà il Barcellona, con Xavi che ha anch’egli già manifestato la sua decisione (più probabilmente presa dal trio formato da Joan Laporta, Deco e Jorge Mendes); dovrebbero cambiare anche Milan, Manchester United, Napoli, forse Roma, Lazio e Juventus…
Le scelte di queste squadre poi influiranno, a cascata, sulle scelte delle compagini di rango medio-alto e medio. Ma quali sono i tecnici maggiormente attenzionati in questo momento?
L'Équipe ha recentemente pubblicato un articolo nel quale venivano appunto tratteggiati i profili più in auge, quelli cioè che dovrebbero movimentare il mercato dei tecnici al termine di questa stagione. Fra questi troviamo Xabi Alonso, Roberto De Zerbi, Míchel, Francesco Farioli, Thiago Motta e Imanol Alguacil.
Interessante notare come, fra i profili elencati, ci sia anche quello di Davide Ancelotti. Il figlio di Carlo è infatti in rampa di lancio e sembra pronto ad iniziare una carriera da primo allenatore.
A questo vanno aggiunti Fabian Hürzeler, che sta facendo un lavoro incredibile con il St.Pauli nella Zweite Bundesliga e Sebastian Hoeneß dello Stoccarda.
Fin qui si tratta però di un elenco di nomi noti (chi più, chi meno) fra coloro che seguono il calcio a livello internazionale, specialmente attraverso Twitter (o X che dir si voglia).
Il Palo di Rensenbrink non è però soltanto una newsletter di tattica e di analisi ma anche un luogo virtuale dove trovare informazioni relative ad allenatori e giocatori che gravitano fuori dal cosiddetto mainstream italico.
In questo senso ecco allora che, ai nomi sopracitati, ci preme aggiungerne altri, meno conosciuti ma non per questo da dover tralasciare. Ci piacerebbe ad esempio vedere impegnato in un campionato di livello superiore Dawid Szwarga, tecnico dei polacchi del Raków Częstochowa, la cui proposta di gioco abbiamo analizzato tempo fa.
Si parla un gran bene anche di Mattia Croci-Torti del Lugano. Molti poi i volti espressi dalla Ligue 1 (a parte il già menzionato Farioli) che potrebbero ambire a club di caratura superiore a quelli nei quali lavorano attualmente: Luka Elsner (Le Havre), Adi Hütter (Monaco), Julien Stéphan (Rennes), Will Still (Reims) e Paulo Fonseca (Lilla).
Infine, da segnalare Rob Edwards. Il quarantunenne allenatore del Luton Town ha risollevato le speranze salvezza degli Hatters con una recente serie di buoni risultati, non ultima la roboante (4-0) vittoria ottenuta contro il Brighton.
Se il tecnico gallese dovese riuscire nell’impresa di salvare il Luton (o almeno di tenerlo in corsa fino alla fine) non è escluso che qualche squadra di metà classifica della Premier pensi a lui per il prossimo anno.